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5G: ci sono dei costi per un internet più veloce?

A partire dall’ultimo dossier di Marco Pizzuti cerchiamo di fare chiarezza su vantaggi e svantaggi della rete di quinta generazione.

Le smart cities necessiteranno di una rete più veloce e meno soggetta a interferenze come quella del 5G . Foto di Kostiantyn Stupak da Pexels

Negli ultimi tempi, l’introduzione della tecnologia di quinta generazione (5G) ha portato molti cittadini a manifestare in vario modo contro l’imposizione di un’innovazione ritenuta pericolosa. Su questo tema la comunità scientifica non è ancora giunta a considerazioni univoche, dal momento che non sono stati condotti specifici esperimenti per trarne delle conclusioni statisticamente significative. L’assenza di risultati scientifici e la paura scaturita dalla novità sono terreno fertile per lo sviluppo di false notizie, come quella riguardante un rapporto di causazione tra il posizionamento delle antenne 5G e l’epidemia in corso.

A criticare il pensiero unico veicolato dai media attuali, che non lasciano spazio a un dibattito tra pro e contro del 5G, è Marco Pizzuti, che lo scorso 15 dicembre ha presentato per Macrolibrarsi il libro “Dossier 5G. Inchiesta non autorizzata sulla rivoluzione tecnologica destinata a cambiare la nostra esistenza” (trovi la registrazione qui).

Pizzuti è divulgatore e autore di altri titoli con intenti di controinformazione come “Scoperte archeologiche non autorizzate” (2010) e “Biografia non autorizzata di Benito Mussolini. I segreti dell’ascesa al potere e della caduta del regime fascista” (2020). Su questa linea, è in procinto di far uscire nei prossimi mesi un titolo riguardante l’attuale crisi sanitaria, della quale denuncia la malamministrazione e i retrostanti interessi volti a un massiccio controllo planetario. È opportuno precisare, come dichiara lui stesso, che la sua visione non è quella di uno scienziato, ma di un comune cittadino che navigando sul web cerca di squarciare il velo del “pensiero unico” che caratterizza lo stato dell’informazione ad oggi.

“L’inchiesta – dichiara Pizzuti – nasce per fare chiarezza sui vantaggi e gli svantaggi della rete di quinta generazione, mettendo a confronto le tesi favorevoli e quelle contrarie, con il supporto della letteratura medico-scientifica indipendente”. Una delle relazioni a cui fa riferimento è quella di Neil Kostoff, “Il più grande esperimento medico non etico nella storia umana”. L’autore descrive il problema e i pericoli dei conflitti d’interessi tra organi pubblici di controllo, esperti e compagnie di telecomunicazioni oltre ai rischi per la salute che alcuni studi scientifici hanno associato alla tecnologia wireless. Kostoff sostiene che l’aggiunta della rete mobile di quinta generazione a quelle preesistenti contribuirà ulteriormente alla realizzazione del più grande esperimento medico non etico della storia dell’umanità. “Senza che nessuno lo abbia apertamente accettato e nonostante i risultati poco rassicuranti di settant’anni di ricerche sull’elettrosmog – sostiene – saremo bombardati in modo permanente da frequenze”.

D’altra parte, bisogna osservare che Kostoff si occupa di scienze aerospaziali, e che il Georgia Institute of Technology, accademia a cui lui è affiliato, non ha sostenuto la tesi di quel documento. La comunità scientifica quindi non ha mai validato questi risultati avanzati in modo del tutto autonomo.

Cosa significa 5G e quali sono le sue implicazioni?

Cerchiamo di procedere inquadrando questa tecnologia, seppure in modo semplice e comprensibile. 5G è una sigla che indica la tecnologia delle telecomunicazioni a radiazioni non ionizzanti di quinta generazione: in precedenza si sono susseguite le tecnologie 1G, 2G, 3G e 4G che hanno permesso di far comunicare, tra le altre cose, i nostri device. Questa nuova tecnologia ci permetterà di navigare 10 volte più velocemente ed in virtù di questa caratteristica di implementare quello che è stato definito “internet of things”. Nella pratica, ad esempio, un frigorifero connesso alla rete potrà essere in grado di fare la spesa da solo.

Il vantaggio ulteriore della rete 5G è la diminuzione della latenza: il passaggio tra dare il comando e l’azione si ridurrà a un millisecondo, sarà quasi simultaneo. Questa caratteristica permetterà a dei medici di svolgere operazioni da remoto attraverso dei robot, oppure alle nostre auto di fermarsi in automatico appena il semaforo diventa rosso.

Affinchè si possa attuare questo aggiornamento, sono necessari alcuni passaggi. Le antenne attualmente utilizzate per il 4G andranno potenziate per aumentare la loro capacità di gestione del traffico e le stesse andranno migliorate minimizzando le interferenze che le caratterizzano. Le nuove antenne, infatti, saranno capaci di indirizzarsi direttamente agli specifici dispositivi, così da rendere meno problematica la connessione contemporanea di molti utenti.

Il 5G utilizzerà anche onde radio diverse da quelle utilizzate dal 4G, comprese le cosiddette onde millimetriche, capaci di trasportare ingenti quantità di dati molto più velocemente. Queste onde possono essere però facilmente bloccate da barriere strutturali (alberi, palazzi). Per ovviare a questa problematicità intrinseca, dovranno essere installati molti ripetitori, di cui la rete 4G non necessitava.

In relazione a ciascuna di queste potenzialità e al margine di miglioramento che il 5G apporterà alle nostre vite e all’economia mondiale, si sono sviluppati da una parte leciti dubbi, dall’altra autentiche bufale. Chi acquisirà i dati derivanti dal nostro costante controllo? Sarà veramente il 5G l’ultimo passo verso quello che Pizzuti definisce “capitalismo della sorveglianza”? Quali sono i rischi di essere costantemente esposti a queste nuove radiazioni?

I principali problemi che vengono fatti emergere sono in realtà due. Il primo è relativo alla salubrità dell’aumento dell’inquinamento elettromagnetico derivante dal moltiplicarsi dei dispositivi connessi. Il secondo problema riguarda le onde millimetriche di cui fa uso il 5G. Le preoccupazioni riguardano la necessità di avere molti ripetitori vicini e il fatto che non siano stati fatti ancora studi sulle onde millimetriche – non usati nelle tecnologie precedenti in maniera così massiccia – che provino la loro non pericolosità.

Le paure riguardo a ciò che ci appare nuovo e invasivo appaiono però molto spesso irrazionali.

Cosa sappiamo dalla comunità scientifica?

Gli unici studi disponibili e riconosciuti dalla comunità scientifica sul tema della pericolosità di queste frequenze riguardano esperimenti condotti su ratti esposti a radiazioni emesse anche dal nostro Wi-fi e dalla rete 4G (Istituto Ramazzini di Bologna e National Toxicology program americano). Precisiamo che i ratti sono stati esposti a frequenze molto più alte rispetto a quelle imposte dai limiti legislativi per i campi elettromagnetici, che in Italia sono fissati a 6 volt/metro, ancheinferiori al livello europeo pari a 60 volt/metro.

Gli studi citati non hanno dato risultati certi e di cui preoccuparsi: le radiazioni da radiofrequenze sono state definite come “possibilmente cancerogene”. In particolare, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha specificato chiaramente che non esistono prove per indicare che l’esposizione alle antenne cellulari installate sul territorio, incluse quelle 5G, rappresentino un potenziale rischio per la salute.

L’IARC ha inserito i campi elettromagnetici a radiofrequenza nel gruppo 2B, ossia tra i possibili cancerogeni per l’uomo. Nel gruppo 2B sono presenti i sottaceti, l’acido caffeico, presente nei carciofi e nelle fragole e il lavoro di pompiere. Questo livello sta al di sotto di quello dei “probabilmente cancerogeni” del gruppo 2A e non definisce un rapporto di causa ed effetto conclusivo dimostrato. Nel gruppo 2A sono presenti agenti come il mestiere di parrucchiere e le bevande sopra i 65 C°, che presentano evidenze di cancerogenicità più forti, ma ancora non conclusive.

In contraddizione con quanto detto si colloca la sentenza del tribunale di Torino, citata anche da Pizzuti, che ha condannato un’azienda telefonica per danni a un nervo acustico di un proprio dipendente. Ma una verità giuridica non coincide con quella scientifica; infatti, tale sentenza è stata aspramente criticata. Questa decisione è in contraddizione con anni di studi scientifici sull’argomento portati avanti dall’Istituto superiore di sanità, dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla Fondazione AIRC.

Alla luce dell’assenza di evidenze, molti scienziati si sono schierati con il principio di precauzione, proponendo di fermare le installazioni e le procedure. Si sono interrogati sull’effetto non termico delle onde, che riguarda l’interazione con il nostro corpo, poichè gli studi disponibili ne hanno analizzato solo l’effetto termico. Altri scienziati sostengono che il 5G non porti specifici e nuovi problemi, sfruttando onde elettromagnetiche a bassa intensità rispetto alle quali gli studi condotti hanno permesso di stabilire dei limiti che non compromettano la salute.

Ciò che si può comprendere nell’analisi di Pizzuti è sicuramente la mancanza di dibattito sui media, che spesso riducono a fake news tutti i dubbi emersi riguardo a questa nuova tecnologia. A questo proposito, bisogna quindi evitare di inneggiare a conflitti di interessi e complottismi, ma cercare di seguire e informarsi riguardo al procedere delle ricerche scientifiche. Pur trattandosi di una tecnologia complessa da comprendere per l’utente medio, bisognerebbe aprire una campagna informativa che aiuti a bloccare il proliferarsi di allarmismi. Per noi che usufruiremmo e subiremmo l’evolversi della tecnologia, ricordiamoci che le notizie che troviamo su internet rispecchiano solo i nostri interessi e le nostre idee. Questo, forse, è il vero velo che merita di essere squarciato, in qualunque modo la pensiamo.

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