Perché buttare quando puoi riparare?
Intervista di Alessandro Graziadei ad alcuni volontari di "Repair Cafè Trento", una realtà locale che propone di riparare gli oggetti invece di buttarli. Articolo tratto da abitarelaterra.org
Intervista di Alessandro Graziadei ad alcuni volontari di “Repair Cafè Trento“, una realtà locale che propone di riparare gli oggetti invece di buttarli.
Articolo tratto da abitarelaterra.org
–
Questa settimana abbiamo intervistato alcuni volontari di “Repair Cafè Trento”, una realtà locale nata su iniziativa dell’Associazione Carpe Diem e della Cooperativa Kaleidoscopio come risposta alla triste logica duale che vede l’oggetto solamente come o funzionante o come rifiuto. Al Repair Cafè Trento propongono una terza via: quella che nasce quando abbiamo l’occasione di riparare i nostri oggetti grazie all’aiuto di esperti che, in questo caso volontariamente, si mettono a disposizione per provare a dare una seconda vita a ciò che non funziona più.
AG: Cos’è un “Repair Cafè”, come funziona e cosa si ripara?
RCT: Durante i Repair Cafè, i partecipanti possono portare un oggetto rotto o non funzionante (vestiti, giocattoli, biciclette, piccoli elettrodomestici, software, computer, libri, oggetti in legno, ceramiche), affidandolo ad un esperto volontario che, se possibile, provvederà ad aggiustarlo. Nel frattempo i partecipanti potranno osservare la maestria dei riparatori, dando una mano o imparando approcci e tecniche. Non si tralascia mai la parte Café, lavorando perché il clima sia accogliente e conviviale, sia per gli esperti riparatori che per chi partecipa. Il Repair Café non è un servizio, è una comunità che assieme muove i passi verso un diverso approccio all’uso degli oggetti e delle risorse.
AG: Dove e quando nasce l’idea del “Repair Cafè”?
RCT: Come si legge anche sul sito repaircafe.org l’idea nasce nel 2007 in Olanda da Martine Postma e ad oggi conta 2599 Repair Cafè registrati in tutto il mondo.
AG: E l’idea di portarlo anche a Trento?
RCT: Nel 2016 una delegazione amicale di Carpe Diem APS e coop. Kaleidoscopio è partita alla volta di Innsbruck per capire il funzionamento di quello che allora era per noi solo un nome accattivante: Repair Café. L’impatto è stato ottimo, l’accoglienza calorosa, la modalità di unire spazi di comunità e attenzione alla sostenibilità ha subito catturato la nostra attenzione. Le nostre skills di riparazione non erano altissime, ma l’entusiasmo e le competenze sulla parte sociale hanno sopperito. E’ scattato un appello a tutta la nostra rete di collaborazioni e conoscenze e nella primavera del 2017 alla Bookique Trento è stato realizzato il primo Repair Café trentino. Negli anni poi la rete si è allargata coinvolgendo enti molto differenti per competenza e mission.
Nel 2018 la famiglia trentina del Repair Café Trento si allarga, grazie alla preziosa collaborazione con MUSE – Museo delle Scienze, in particolare con MUSE FabLab, con HIT (Hub Innovazione Trentino) all’interno del progetto internazioneale REFER, con l’associazione CoderDolomiti e con il team trentino di ENACTUS, un’associazione studentesca che a livello mondiale è impegnata nello sviluppo di progetti innovativi a carattere imprenditoriale con un alto impatto sociale e ambientale. Grazie ai vari progetti e iniziative la rete nel 2020 si è poi ulteriormente allargata con il Fablab dell’Università di Trento e con l’associazione Glow.
AG: Quante persone siete riusciti a coinvolgere durante i vostri eventi e con quale risposta da parte della cittadinanza?
RCT: Dal 2017 abbiamo realizzato diversi eventi sulla città di Trento e sul territorio provinciale, incrociando qualche centinaio di persone e coinvolgendo più di cinquanta esperti riparatori che hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze.
AG: Nella vostra esperienza la possibilità di riparare può in qualche modo “fare comunità” e creare nuove relazioni oltre che nuove consapevolezze e competenze (per esempio delle nuove capacità riparative)?
RCT: Assolutamente sì. Quello che spinge le persone che partecipano al Repair e in particolar modo tutti i volontari della rete e i riparatori è proprio il senso di appartenenza e la relazione che si è creata e che si presidia durante gli eventi. La spinta è plurima, e alla consapevolezza dell’importanza della riparazione si combina il piacere dello stare assieme in un contesto piacevole. Fare la propria parte per un mondo più sostenibile è più facile se fatto in luoghi accoglienti.

AG: Qual è secondo voi il grado di consapevolezza locale sull’importanza dell’economia circolare e sui vantaggi del passaggio da una società dello spreco ad una società a quattro R: riduci, ricicla, riutilizza e ripara?
RCT: La consapevolezza è diffusa e l’argomento è molto conosciuto e condiviso almeno a livello superficiale. E’ interessante e necessario però, a nostro avviso, sostenere le comunità in riflessioni più profonde e applicazioni pratiche e tangibili di un nuovo tipo di economia. E’ importante unire le forze per mostrare e dimostrare che uscire da alcune dinamiche economiche e di abitudini è possibile (e perché no, divertente).
AG: Quali sono i vantaggi che si hanno per il singolo cittadino e per la comunità tutta quando si decide di riparare anziché buttare?
RCT: Buttare costa. Costa al singolo, costa alla comunità, costa all’ambiente. Quando riparo un oggetto mi approccio con rispetto al lavoro servito per costruirlo, alle materie prime di cui è fatto, all’energia utilizzata per produrlo, trasportarlo, venderlo, acquistarlo. Non mi colloco in maniera passiva nel ciclo di consumo, limitandomi ad acquistare e a far smaltire. Agisco sull’oggetto, me ne prendo cura.
AG: Quali sono gli ostacoli che oggi incontra chi vuole riparare? Si trovano ancora al di fuori di iniziative come la vostra competenze e soprattutto si trovano parti di ricambio?
RCT: La disponibilità delle parti di ricambio è naturalmente uno dei punti dolenti, soprattutto se parliamo di apparecchi che sono dotati di schede elettroniche integrate infarcite di micro-componenti: in questo caso il tecnico riparatore deve disporre di una bella lente d’ingrandimento, oltre che di attrezzatura specifica. Ma sulla disponibilità delle parti di ricambio qualcosa si è già mosso a livello europeo, se non altro per determinate classi di prodotti (lavatrici, TV, frigoriferi, etc.: vedi il “Right to repair” del Regolamento 2021/341 dell’Unione europea).
E per quanto riguarda poi i potenziali riparatori competenti, questi esistono eccome; i Repair Café si adoperano appunto per “farli venire alla luce” e per mettere a loro disposizione un ambiente piacevole in cui operare.
Ma non si creda che il titolo di “riparatore competente” sia sinonimo di “guru con esperienza decennale nel settore elettronico”: in occasione dell’ultimo FixFest (l’annuale ritrovo per la comunità globale dei riparatori tenutosi per questa edizione ad inizio di ottobre ’22 a Bruxelles) abbiamo assistito ad alcuni laboratori pensati specificamente per le scuole primarie! Nel corso di queste sessioni -ad esempio- una bimba di 7 anni è riuscita a rimettere in sesto una piccola console di giochi portatile, sistemando con pochissima supervisione tutti e tre i problemi (che erano stati indotti ad arte): un cavetto dell’alimentazione rotto, un altoparlante disconnesso ed un pulsante che non faceva contatto a causa di un poco di lanugine. Sembrerà poco, ma può certo aiutare a capire che “cestinare in favore di un nuovo acquisto” non può certo essere la soluzione.

AG: Se riparare dovrebbe essere un diritto/dovere del cittadino quali sono le responsabilità del produttore nei nostri confronti e cosa è l’obsolescenza programmata?
RCT: In un mondo ideale, l’oggetto acquistato dovrebbe funzionare per sempre e garantire il suo servizio all’infinito.
Nel mondo reale in cui ci troviamo, gli oggetti invece deperiscono naturalmente a causa dell’utilizzo, alcune componenti si possono usurare o rompere, e la qualità del servizio degrada, fino a cessare.
Il produttore garantisce il funzionamento dell’oggetto (a fronte di un uso corretto) per un arco di tempo che può variare da 6 mesi ad un paio d’anni (raramente si va oltre) e -se il malfunzionamento si presenta entro la data della cessazione della garanzia- si impegna a sostituire l’oggetto o a ripararlo, coi i tempi ed i modi che spesso purtroppo conosciamo per esperienza diretta.
Il problema sorge quando il malfunzionamento si verifica al di là della data coperta dalla garanzia: non vi è copertura da parte del produttore ed il malanno è interamente in carico all’acquirente. Purtroppo, troppo spesso si scopre che la vita dell’oggetto acquistato è precisamente quella della garanzia: e ciò può accadere per incuria nella produzione, per una limitata attenzione in fase di controllo della qualità, per disegno carente o -nel peggiore dei casi- per bieco calcolo legato al profitto di chi vende. Anche a causa di variazioni nel contesto in cui l’oggetto viene impiegato, questo diventa “puntualmente” obsolescente.
Incidere sul contesto è complesso ed è forse più spesso legato a fattori sociali (pretendere di far girare una moderna applicazione su un vecchio personal computer è un’impresa disperata), ma a parità di contesto il produttore dovrebbe garantire all’acquirente la possibilità di ripristinare la piena operatività dell’oggetto: istruzioni chiare per una manutenzione efficiente, indicazioni su come intervenire nel caso di piccoli guasti, possibilità di smontare l’oggetto senza comprometterne le funzionalità, mettere a disposizione dei tecnici degli schematici chi permettano la diagnosi del malfunzionamento e quindi l’intervento, garantire la disponibilità delle parti di ricambio.
AG: Da anni l’Unione europea pensa ad un’etichetta contro l’obsolescenza programmata e dal 2019 con l’EU’s Energy Union priority l’Europa in sede comunitaria si è data alcune direttive utili ai produttori in materia di riparabilità e di riciclabilità. In un’economia basata sull’usa e getta potrebbero essere iniziative per implementare l’economia circolare e cosa manca ancora per rendere questi propositi realtà?
RCT: Certamente! Un’etichetta che indichi in modo chiaro la “bontà” del prodotto, in termini di riparabilità, disponibilità dei ricambi, facilità nello smontaggio, etc. sarebbe una cosa bellissima. Risolve però solo metà del problema: dall’altra parte ci vuole infatti un acquirente che sia in grado di leggere quell’etichetta e che agisca di conseguenza in modo consapevole.
Come Repair Café Trento cerchiamo nel nostro piccolo di aumentare questa sensibilità, che -ne siamo certi- sulla lunga distanza potrà indirizzare il mercato.
AG: Produrre oggetti destinati a durare e concedere il diritto e la possibilità di riparare i nostri prodotti, abbiamo capito, è un proposito di buon senso, con enormi ricadute in termini di sostenibilità, quindi grazie per questa vostra preziosa iniziativa. Intanto avete già alcune date o occasioni dove tornerete a riparare e ripararci dal modello di consumo imperante?
Siamo in una fase brulicante di confronto interno e riorganizzazione, per riuscire ad essere ancor più presenti sul territorio. Per ora possiamo invitare tutti gli interessati a seguire la nostra pagina facebook che viene aggiornata con tutti gli eventi e il nostro sito internet in cui si trovano tutte le informazioni, i contatti e i moduli per entrare nella comunità di esperti riparatori! a presto, LOVE IS IN THE REPair!