Consumo locale: oltre al rapporto tra produttori e consumatori
Vi raccontiamo l'incontro promosso dal Parco Fluviale Sarca sul valore attribuito dai cittadini al consumo dei prodotti locali. Svariati gli ospiti con diverse esperienze, dagli aspetti istituzionali alla cucina.
Si è svolto lo scorso 3 febbraio il quarto incontro del ciclo Trame di natura, proposto dal Parco Fluviale Sarca, che trovate registrato sulla loro pagina Facebook . Trame di natura mira a coinvolgere i consumatori, i Gruppi di acquisto solidale (GAS) e soggetti attivi nel mondo dell’agricoltura e del turismo, per lavorare nell’ottica di un futuro imprenditoriale che tuteli lo sviluppo locale, il territorio e chi lo abita. L’incontro dal titolo Cittadini e consumatori, quale il valore attribuito al consumo dei prodotti locali tratta il nesso tra origine della materia prima, produzione, trasformatore e consumatore finale nell’ottica di una produzione sostenibile.
Oltre al rapporto tra produttore e consumatore
Il primo intervento è quello a cura di Andrea Calori, esperto in politiche territoriali, di sviluppo locale e di cicli alimentari sostenibili. Ha collaborato con l’Università di Trento ed è presidente di ESTÀ – Economia e Sostenibilità, che promuove il superamento della separazione tra produttori/consumatori, promuovendo l’acquisto di prodotti del territorio presso le aziende e i punti vendita locali. Calori sottolinea la necessità di una visione d’insieme per quanto riguarda i sistemi locali sostenibili. Come si fa a passare da un rapporto diretto tra produttori e consumatori a una rete sostenibile che coinvolga altri attori? Come passare dalle scelte individuali a dei gruppi più complessi? Come si fanno a finanziare? Di che servizi hanno bisogno?
Calori parla di “produzione del territorio” riferendosi all’insieme di processi sociali ed economici che producono effetti di trasformazione locale. Affinché si possa arrivare a questo risultato, e quindi si possa produrre qualità ambientale, bisogna che esista un quadro più ampio del semplice rapporto tra consumatore e produttore, che coinvolga le istituzioni e ulteriori attori sociali ed economici. Quello che permette il salto ulteriore da meccanismi di rete e dall’autorganizzazione è “un’attività di regia”, costituita ad esempio da percorsi di partecipazione tra agricoltori e consumatori, coinvolti in scenari condivisi. Si vengono in questo modo ad incontrare le esperienze locali di iniziativa cittadina che danno forma a politiche formalizzate o “di fatto”, e gli strumenti e le strategie sviluppati dal settore pubblico per dare supporto ad iniziative locali. Dal loro incontro si genera il passaggio dalle filiere locali allo sviluppo rurale, inteso da Calori come “produzione del territorio”.
Il sostegno istituzionale della Provincia
Il secondo intervento è a cura di Manuela Gualdi che riporta l’esperienza dell’Economia Solidale Trentina. Gualdi presenta la legge provinciale 10/2013, che ha reso il Trentino la prima esperienza nazionale di legge di promozione dell’economia solidale ad entrare nella fase operativa. L’economia solidale si definisce come “lo svolgimento dell’attività economica e culturale che consente il conseguimento di obiettivi di interesse collettivo più elevati rispetto alle soglie fissate dalla normativa vigente”. Questa legge sostiene la creazione dei Centri e dei Distretti dell’Economia Solidale Trentina, attraverso un Tavolo permanente che permette il raccordo con la Giunta Provinciale, una segreteria organizzata, risorse e incentivi. Puoi approfondire con la presentazione che Gualdi ha lasciato a disposizione del pubblico, la trovi qui.
Alcune esperienze trentine
L’incontro si conclude con le voci di alcune esperienze del territorio, come quella di Flavio Franceschetti, referente di Condotta Slow Food Giudicarie. Assieme a lui, Marco Fedrizzi ha presentato l’esperienza della Filiera dei cereali, legata appunto al territorio delle Alpi Ledrensi e Giudicarie, che ha l’obiettivo di unire la terra e il forno, creando un’alleanza tra panettieri e produttori di cereali. Questo progetto è partito nel 2019, attraverso incontri diretti sul territorio con produttori, cooperative agricole, intermediari e con un evento pubblico per la promozione dell’iniziativa ai consumatori. Si è da subito rilevato un interesse generalizzato anche dei consumatori per l’acquisto di un prodotto di qualità prodotto con un cereale locale. La Filiera dei cereali, fa notare Fedrizzi, fa bene anche al paesaggio: il cereale crea diversità agricola e un ambiente ameno in località che sempre più spesso vengono abbandonate. Il fulcro di questo progetto però sta nella capacità del panettiere di saper raccontare la storia del pane che vende al consumatore.
Su questo punto concorda anche Paolo Betti, rappresentante trentino dell’Alleanza dei cuochi. Lo chef dichiara: “il cibo ha un’anima, non ci si nutre solo di materia, ma anche di racconti”. Il personale dei ristoranti va quindi formato alla comunicazione con il consumatore finale. I cuochi che aderiscono all’Alleanza, come li definisce Betti, sono “custodi della biodiversità”: volontariamente si offrono di salvaguardare i prodotti che raccontano la storia del territorio. Il rapporto con i produttori fa sì che il menù da essi proposto non sia mai statico, di certo non annuale. Infatti, in cucina si lavora su quello che offre la terra e non con quello che Betti definisce “cibo di plastica”, tramite un rapporto di simbiosi con i produttori.