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Da Trento alla Georgia, sulla “rotta del cambiamento climatico”

“The Climate Route” è una spedizione partita da Trento il 24 giugno e rientrata in Italia il 25 luglio. I quattordici partecipanti hanno percorso 5mila chilometri per “toccare con mano” gli effetti del cambiamento climatico e per raccogliere le storie di chi, nel suo piccolo, prova a mitigarne gli effetti. Dal viaggio, che è passato anche dalla Marmolada una settimana prima della tragedia, nascerà presto anche un documentario che verrà diffuso nel 2023. E in futuro The Climate Route sogna di riprendere la rotta dalla Georgia, dove si è fermato il viaggio.

Sono partiti il 24 giugno e hanno affrontato un percorso di 5mila chilometri per “toccare con mano” gli effetti del cambiamento climatico e per incontrare chi, giorno dopo giorno, prova a proporre buone pratiche per mitigarne gli effetti.
The Climate Route è un progetto che, come ci spiega Giuseppe Caridi, che ne è diventato volontario all’inizio, nel 2020, è nato durante il lockdown. “I quattro cofondatori, attivisti di Fridays for Future Rimini – spiega -, hanno progettato un viaggio dall’Italia fino allo stretto di Bering per raccontare il cambiamento climatico attraverso le vite delle persone stanziate nei territori attraversati”.

Dopo un call per chiamare a raccolta i volontari, a ottobre 2020 è stata fondata l’Aps e si è incominciato a studiare il percorso. “Inizialmente – prosegue Giuseppe – dovevamo partire nel 2021, ma l’emergenza Covid-19 non ce l’ha permesso. Allora siamo partiti quest’anno, dopo l’incontro organizzato alla libreria ‘due punti’ di Trento per raccontare il nostro viaggio. Ci saremmo dovuti fermare a Baku, in Azerbaigian, ma, arrivati in Georgia, abbiamo scoperto che per raggiungere la capitale azera avremmo dovuto usare tassativamente l’aereo. Siamo stati costretti a fermarci, ma l’anno prossimo ci piacerebbe riprendere il percorso da Baku. L’idea iniziale, infatti, era quella di percorrere 18mila chilometri”.

The Climate Route inizialmente doveva raggiungere Baku, in Azerbaigian, ma si è fermata in Georgia

Il team che ha partecipato alla spedizione di “The Climate Route”, composto da 14 persone tra i 25 e i 29 anni, era sul ghiacciaio della Marmolada una settimana prima del crollo del seracco glaciale, avvenuto domenica 3 luglio. “Abbiamo fatto la stessa strada che hanno percorso le persone vittime della tragedia – racconta Giuseppe -, solo il sabato della settimana prima. Chiaramente non avremmo mai immaginato che sarebbe potuto accadere ciò che è avvenuto, ma il pensiero che aleggiava era ‘Chissà se fra qualche anno sarà ancora possibile realizzare un’escursione di questo tipo’”.

La spedizione si è chiusa su un ghiacciaio della Georgia, a quota 3.600 metri, ed è rientrata in Italia il 25 luglio. “Adesso ci stiamo impegnando per realizzare un documentario – spiega Giuseppe – con foto e video, che monteremo e che vorremmo distribuire nel 2023. Tra i nostri partner c’è anche Aurora Vision, che ci aiuterà nella distribuzione del documentario”.

Di storie ne sono state raccolte a bizzeffe. “Abbiamo visitato la centrale nucleare di Krsko, in Slovenia – racconta Giuseppe -, e la centrale di carbone che si trova nei pressi di Belgrado. Mi ha colpito molto l’incontro con il personale della centrale di Krsko: sono veramente convintissimi che il nucleare sia il futuro, con un entusiasmo quasi bambinesco, mentre noi sappiamo che, da sempre, il nucleare ha dei pro e dei contro”.

I viaggiatori sono passati anche dalla Marmolada una settimana prima del 3 luglio, giorno in cui è crollato il seracco glaciale

In Croazia, The Climate Route è stata ospitata dall’ecovillaggio Vukomeric, mentre in Turchia i viaggiatori hanno incontrato un docente universitario di Instanbul che ha parlato loro dei problemi del mare. “In Bulgaria invece – prosegue Giuseppe – abbiamo incontrato il rappresentante del WWF locale e il direttore del Parco Nazionale di Rila. I problemi sono uguali più o meno dappertutto – aggiunge -, ma anche l’impegno per risolverli è lo stesso. Chiaramente un impegno che parte dal basso, da persone che ci credono. Le istituzioni, come dappertutto, sono sorde, perché ci sono interessi economici fortissimi che influenzano le scelte politiche”.

Durante il viaggio sono state realizzate videointerviste, filmati e foto che diventeranno un documentario

Il viaggio è stato autofinanziato grazie al 5×1000 e ad un crowdfunding lanciato con “Produzioni dal basso”. “Siamo riusciti a coprire tutte le spese per tutti i partecipanti – dice Giuseppe – chiaramente andando al risparmio, perché abbiamo sempre alloggiato in ostelli e usato i mezzi pubblici. Siamo stati ospitati a Belgrado, in Turchia, a Trento e a Trieste”. E il viaggio come è stato visto “dall’esterno”? “Abbiamo ricevuto moltissime richieste di partecipazione – conclude Giuseppe Caridi -, ma abbiamo dovuto dire di ‘no’ a molti perché il budget era limitato. Qualcuno ci ha raggiunti nella parte iniziale, quando abbiamo fatto il trekking verso la Marmolada”.

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