Alla scoperta degli oli essenziali con l’Ortazzo
Si è concluso il ciclo 2021 dei LunAdì de L’Ortazzo, incontri tra esperienze concrete. L’ultimo incontro ha ospitato “Magnifica Essenza”, società che unisce economia circolare ed oli essenziali.
La rassegna dei LunAdì dell’Ortazzo, co-promossi da Ecosportello Fa’ la cosa giusta! Trento, è terminata con un incontro che ha riscosso molte domande dal pubblico riguardo agli oli essenziali. Ospiti della serata Roberto Dalla Bona e Marco Valussi di “Magnifica Essenza”, una società benefit radicata nella Val di Fiemme ed orientata all’economia circolare per la produzione di oli essenziali.
“Magnifica essenza nasce due anni fa dal desiderio di alcune società diverse tra loro di produrre oli essenziali, secondo il motto che tutto merita una seconda possibilità”, inizia il presidente Roberto Dalla Bona. I soci sono prevalentemente tre: Bioenergia Fiemme, impianto di teleriscaldamento che si colloca nella filiera del legno, Fiemme 3000, alla ricerca del profumo dei boschi per la produzione dei loro pavimenti biocompatibili, e cooperativa Terre Altre, che ha a cuore l’agricoltura di montagna e il recupero delle specie montane.
Il laboratorio di produzione di “Magnifica essenza” ha sede presso Bionergia Fiemme, che nel proprio ciclo di produzione affrontava la presenza di due tipi di scarti: le fronde dagli alberi, che venivano lasciate nei boschi, e la produzione di vapore derivante dalla combustione della centrale a biomasse. Nasce così l’idea di prendere lo scarto dal bosco e di distillarlo utilizzando i vapori: “un matrimonio perfetto a livello di sostenibilità”, lo definisce il presidente di “Magnifica Essenza”. Prevalentemente, nell’impianto si distillano conifere, recuperando le fronde di abete rosso, abete bianco, cirmolo e pino mugo, specie diffuse nelle valli vicine, che poi vengono private di una parte legnosa attraverso una lavorazione a mano e destinate infine alla distillazione. Oltre alle conifere, per “Magnifica Essenza” si coltivano anche ad esempio lavanda ed achillea per implementare la produzione secondo le richieste del mercato.
Ma l’impronta che si vuole mantenere è sempre quella di ridurre gli scarti, come dimostra l’esempio dell’olio essenziale di zenzero e il distillato degli alberi di Natale del progetto “Rinascita”. Il primo viene prodotto con lo zenzero biologico arrivato nel territorio per la produzione di un succo di mela e zenzero in un’azienda vicina. La parte fibrosa, normalmente scartata dall’azienda, riceve nuova vita tramite la distillazione. Il progetto “Rinascita” invece nasce dalla volontà di impedire l’incenerimento delle fronde dei tradizionali alberi di Natale delle piazze di paese. Da queste, si è creato un olio essenziale e tutti i proventi sono stati devoluti a “Bambi”, associazione della zona che sostiene famiglie con figli ammalati. Infatti, come precisa Dalla Bona, “la nostra società è benefit, nel DNA abbiamo un’attenzione per le realtà sociali. Abbiamo infatti scelto di farci aiutare per la vendita da alcune cooperative sociali: CLUB di Bolzano, che offre lavoro a persone svantaggiate offrendoci manufatti di con la carta riciclata, e la cooperativa INSIEME della Val di Fassa, che produce per noi dei cubetti di cirmolo pieni di segatura, un’idea regalo in cui inserire gli oli essenziali”.

Come nasce un olio essenziale?
Ha preso poi parola Marco Valussi, consulente per la produzione e il controllo qualità degli olii essenziali della società, che ha spiegato il funzionamento tecnico di un impianto di distillazione. Ha iniziato da una definizione: “con olio essenziale ci si riferisce al prodotto derivante da un impianto di distillazione in corrente di vapore. La pianta che contiene le molecole profumate entra in contatto soltanto con acqua, non ci sono altri solventi, e questo è ciò che distingue questo tipo di produzione rispetto a qualsiasi altra produzione di estratti”. Continua, più precisamente: “non ci sono ingredienti esterni che non siano parte della pianta, l’acqua serve solo come vettore energetico per liberare l’olio e volatilizzarlo. Si forma un fronte di vapore, misto di acqua e olio essenziale, all’interno del distillatore, questo sale verso l’alto, viene raccolto da un condensatore per far tornare il vapore in forma liquida e infine si raccoglie l’olio in una bottiglia cosiddetta fiorentina”. Ciò che si ottiene da questo processo è da una parte l’olio essenziale e dall’altra un idrolato, un’acqua floreale aromatica utilizzata come vettore energetico con una percentuale minuta che dà profumazione all’acqua.
Come spiegato Roberto dalla Bona, le tempistiche di distillazione dipendono dall’essenza. Per quanto riguarda le conifere, il processo dura circa 2 o 3 ore, con le lavande ad esempio il processo è più breve. Ciò che è interessante è notare che da circa 450 chili di massa verde di abete rosso si arrivi alla produzione di circa mezzo litro di olio essenziale. Sono più generosi l’abete bianco, il mugo e il cirmolo che hanno delle foglie più carnose che, a parità di massa, possono produrre anche 4 litri di olio essenziale.
Gli usi degli oli essenziali
Ma a cosa servono gli oli essenziali? Perché li produciamo da secoli? Innanzitutto, le piante aromatiche da cui vengono derivati sono profumate, sono percettivamente salienti e l’uomo ne è stato storicamente incuriosito. Con il tempo, l’evolversi delle conoscenze ha portato a scoprire che diversi oli essenziali possono essere adatti a svolgere diverse attività. Principalmente, gli oliessenziali possono essere utili in tre campi:
- Essendo profumati, tutti gli oli essenziali possono essere utilizzati come fonte di stimolazione olfattiva in modo sicuro. Si è scoperto, ad esempio, che alcuni oli essenziali possono modificare l’umore e migliorare la qualità del sonno, oltre che ridurre l’ansia.
- In secondo luogo, aiutano nella cura delle problematiche dell’alto tronco respiratorio, come tossi o bronchiti. Questo tipo di farmacia può essere tranquillamente utilizzato in casa, seguendo alcune precauzioni. Gli oli essenziali di conifere sono adatti e non presentano controindicazioni, a differenza di quelli di menta ed eucalipto che suscitano certi tipi di problematiche nei bambini e nelle persone con forte asma, ad esempio. Nel caso di tossi secche è adatto l’olio essenziale di lavanda, dalle proprietà antisettiche, ansiolitiche e antinfiammatorie. Come possiamo utilizzarli a casa? “Sia per inspirazione, con quelli che sono noti come fumi o suffumigi, oppure per applicazione topica sulla pelle, dal momento che alcuni oli possiedono azione rubefacente”, spiega Valussi. Per quanto riguarda il primo tipo di utilizzo, è sufficiente aggiungere qualche goccia di olio essenziale ad una bacinella piena di acqua bollente, poi si procede con inspirazioni profonde coprendosi con un asciugamano. Un altro sistema di inalazione è quello per mezzo di nebulizzatori, aerosol o simili. Si tratta di apparecchi che non fanno evaporare l’olio essenziale, ma che funzionano ad ultrasuoni o con aria sotto pressione. Questa soluzione permette di liberare una quantità elevata di olio essenziale anche per diminuire la carica batterica di una stanza intera. “Ma anche qui bisogna essere cauti”, continua Valussi, “mai utilizzare questi apparecchi per ore senza spegnerli, è sempre meglio alternare sempre con un arieggiamento della stanza”.
- Un’ultima attività che possono svolgere è quella sul tratto gastrointestinale. “Si tratta di un’assunzione per bocca degli oli da effettuare con assoluta cautela, dal momento che consente un assorbimento maggiore e che deve quindi essere ragionato”, avverte Marco Valussi.
A seguito dell’introduzione del tema da parte degli intenditori, sono emerse numerose domande dal pubblico per approfondire gli usi e gli effetti nelle nostre vite degli oli essenziali.
Innanzitutto, è stato precisato come gli oli essenziali non possiedano una durata illimitata e vanno inoltre trattati secondo dei criteri precisi. “Alcuni oli”, spiega Valussi, “contengono componenti che si ossidano, come quelli delle conifere e degli agrumi. Invecchiando, essi diventano non solo meno profumati e più densi, ma potenzialmente possono scatenare allergie e irritazioni”. La soluzione proposta, per evitare che agisca questo processo, è quello di allungare la vita dell’olio essenziale inserendolo in una matrice e fabbricando un unguento. Unendo cera d’api ed olio essenziale, ad esempio, si crea un unguento che può essere utilizzato allo stesso modo di un olio. Indicativamente, gli olii di lavanda, degli agrumi e delle conifere hanno una durata di circa due anni; timo, origano, chiodi di garofano e cannella durano un anno in più e infine olii essenziali dedicati alla profumeria, come il sandalo, possono durare anche una decina di anni. “Infine,” conclude Valussi, “è preferibile tenere gli oli essenziali in frigo, dove ci sono basse temperature e non c’è luce”.
Per quanto riguarda gli strumenti per la diffusione dei profumi negli ambienti, bisogna saperli distinguere e utilizzare nel modo corretto. Come ha precisato il consulente, le candelette con l’olio essenziale, ad esempio, non permettono di ottenere gli effetti benefici sopra citati, ma solo di rilasciarne il profumo. “Va inoltre sempre ricordato che negli strumenti con la candela, oltre che all’olio essenziale, va inserita anche dell’acqua, che permette di scaldare l’olio essenziale senza che esso raggiunga temperature eccessivamente elevate e che potrebbero creare molecole indesiderate” spiega Valussi. Quali sono invece le caratteristiche di un buon nebulizzatore? I due ospiti hanno spiegato i vantaggi dell’utilizzo dei nebulizzatori costituiti da un’ampolla di vetro di tipo pneumatico, che funzionano secondo il sistema “aerosol”. In questi, si utilizza solo olio essenziale puro che entra in contatto esclusivamente con il vetro; nel caso dei nebulizzatori ad ultrasuoni bisogna invece utilizzare anche dell’acqua e a lungo andare l’olio essenziale può entrare in contatto con la plastica, sciogliendo dentro di sé gli ftalati.
Ulteriori domande hanno riguardato le attenzioni da mantenere nelle interazioni degli oli essenziali con altri medicinali, il loro profilo di sicurezza e l’uso per bambini e in gravidanza. “Purtroppo, la ricerca è ancora scarsa”, spiega Valussi. Tuttavia, alcuni accorgimenti sono noti: menta ed eucalipto non vanno somministrati nei bambini, che possono avere delle reazioni parossistiche. Alcuni olii essenziali come quello di assenzio sono tossici, proprio per questo si usa solo nell’industria. Timo, origano e santoreggia non sono da applicarsi sulla pelle. Infine, l’olio essenziale di cannella ha una forte capacità irritativa ed allergenica, quindi dovrebbe essere evitato da persone con forti allergie. Gli oli essenziali di agrumi contengono sostanze fototossiche, quindi si consiglia di non usarli in bagni turchi o saune, dove la pelle irrorata diventa più reattiva, se in seguito si passa in un solarium. In gravidanza, si consiglia di evitare l’assunzione per bocca e i massaggi estesi sulla pancia, anche se l’assorbimento per pelle non è elevato infatti, le donne incinta sono particolarmente reattive. Nessuna controindicazione invece per l’uso in piccole dosi.
Infine, gli oli essenziali possono essere utilizzati in agricoltura, alcuni riscontri positivi sono stati rilevati anche nell’apicoltura. Nei campi, gli olii essenziali possono essere utilizzati come erbicidi o insetto-repellenti, il problema è legato al fatto che sono molto volatili. Non è sufficiente quindi applicarli diluendoli in acqua, ma è necessario che l’applicazione sia adesiva e ripetuta. Nella pratica, ci spiega Valussi, “le piante aromatiche e non solo usano gli odori per formare un “mantello dell’invisibilità contro insetti”, ma producono questi di continuo, invece l’utilizzo dell’antizanzare ha un effetto effimero, tant’è che, trascorso un po’ di tempo, dobbiamo riapplicarlo”. La soluzione in campo agricolo, al momento, è stata identificata nell’utilizzo dei nanocapsulati, ma gli studi per implementare l’uso degli oli essenziali in questo campo si stanno approfondendo.