Circonvallazione ferroviaria, la mobilitazione dei cittadini
Domenica 28 novembre, ad Acquaviva, si è tenuta un’assemblea organizzata da Comitato 11 Domande, Comitato No Tav Trentino, collettivo studentesco Refresh, Sindacato di Base Multicategoriale, Legambiente del Trentino ed Extinction Rebellion. In programma un altro incontro e dei presidi sul territorio per informare la popolazione dei rischi dell’opera
Ad Acquaviva, vicino a dove dovrebbe sbucare il tunnel previsto dal progetto della circonvallazione ferroviaria, si è tenuta, domenica 28 novembre, un’assemblea organizzata da Comitato 11 Domande, Comitato No Tav Trentino, collettivo studentesco Refresh, Sindacato di Base Multicategoriale, Legambiente del Trentino ed Extinction Rebellion.
I prossimi step: un altro incontro e dei presidi sul territorio
Come ci spiega Antonella Valer, tra gli organizzatori, ci sarà sicuramente un altro incontro dedicato all’impatto dell’opera attorno al 20 dicembre, stavolta nella zona dell’ex Sloi, anch’essa coinvolta nel progetto.
Nel frattempo, i movimenti che hanno organizzato l’assemblea del 28 novembre stanno pensando di creare dei presidi sul territorio, per informare i cittadini attraverso delle attività di volantinaggio, degli striscioni e alcuni incontri per piccoli gruppi che si svolgeranno principalmente lungo il tracciato previsto dalla grande opera, dallo Scalo Filzi ad Acquaviva, passando dalla parte est della città di Trento.

Le principali criticità sottolineate: non ci sarà una deviazione del traffico e l’opera andrebbe contro le finalità del PNRR
Tra i gruppi che hanno preso parola il 28 novembre, c’è la Rete dei Cittadini, che non dice di “no” in toto alla grande opera, ma che presenta un progetto alternativo che coinvolgerebbe invece la destra Adige.
Il comitato organizzatore dell’assemblea, però, è per la maggior parte contrario al progetto in sé. Due sono le ragioni principali. “Una questione di fondo – spiega Valer – è legata al fatto che l’opera viene promossa come un intervento per lo spostamento del traffico legato al trasporto di merci lungo la linea ferroviaria. In realtà, i dati stessi presenti nelle ipotesi progettuali dicono che probabilmente ci sarà uno spostamento del 4 per cento. Gran parte del traffico in A22, infatti, è un traffico deviato, che passa da questa strada perché è economicamente conveniente. La tratta più breve passerebbe non dal Brennero, ma dalla Svizzera, e già adesso, aumentando i pedaggi della A22, si potrebbe ottenere uno spostamento del traffico senza fare nessuna opera”.
La seconda criticità sottolineata dal gruppo di attivisti riguarda invece la conformità dell’opera con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). “Un’opera di questo genere va nella direzione opposta rispetto a quella tracciata dal Piano Nazionale – sottolinea Antonella Valer – i cui fondi non dovrebbero essere utilizzati per realizzare una costruzione che aumenta la CO2”.
In merito a questo secondo punto, è intervenuto anche il Comitato No Tav Trentino. “Viene affermato che la produzione di CO2 necessaria a costruire l’opera è pari a più di 3 milioni di tonnellate”, hanno detto i referenti del Comitato parlando dell’unica parte del progetto che, per ora, ha un bilancio energetico, cioè il BBT e il lotto 1 (un terzo del tracciato da Verona a Innsbruck). “Lo studio afferma che il lasso di tempo necessario ad ammortizzare questo dispendio è di 20 anni. Considerando che è molto dubbio che l’intero tracciato venga realizzato, ma che sicuramente ciò non avverrà entro il 2030, la conseguenza è che verrà senz’altro sforato il termine del 2050 entro il quale l’Unione Europea ha posto l’obiettivo delle emissioni zero”.
Il Comitato 11 Domande, il Comitato No Tav Trentino, il collettivo studentesco Refresh, il Sindacato di Base Multicategoriale, Legambiente del Trentino ed Extinction Rebellion hanno poi sottolineato gli impatti idrogeologici, sulla salute dei cittadini, sulle case che verrebbero abbattute e sul rischio per le abitazioni che si troverebbero all’imbocco e allo sbocco della galleria.