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Olimpiadi invernali, nel 2080 ci saranno ancora? E che neve useremo?

Un articolo di “The Economist” mette in guardia sull’utilizzo della neve artificiale per le Olimpiadi invernali, presentando una “soluzione austriaca”. “Current issue in turism” ha pubblicato invece una ricerca che spiega perché i giochi potrebbero scomparire.

Le Olimpiadi invernali sino a rischio. A causa dei cambiamenti climatici fra qualche anno non ci sarà più neve.

“La prima olimpiade a utilizzare piste interamente artificiali non sarà probabilmente l’ultima”. In un articolo tradotto da “Internazionale”, la rivista britannica “The Economist” spiega che il problema della neve ha sempre “fatto venire i brividi” agli organizzatori delle olimpiadi invernali. A Yanqing, che si trova a nordovest di Pechino, si sta svolgendo – e proseguirà fino al 20 febbraio -un’edizione che per la prima volta si affida interamente alla neve artificiale. Questo creerà un “precedente” per le prossime olimpiadi. Se nel 1960 a Squaw Valley (California) la neve arrivò solo un giorno prima dell’inizio dei giochi, mentre nel 1976 a Innsbruck (Austria) i militari portarono la neve caricandola sui camion, è a Lake Placid (New York), nel 1980, che per la prima volta la neve artificiale venne integrata con fiocchi “creati dall’uomo”.

“La produzione di neve per i giochi di Pechino potrebbe richiedere circa 2 milioni di metri cubi di acqua”

Le proteste contro l’utilizzo della neve artificiale per le olimpiadi invernali – che le stazioni sciistiche di tutto il mondo utilizzano abitualmente – riguardano principalmente lo spreco d’acqua e di energia. “La produzione di neve per i giochi di Pechino potrebbe richiedere circa 2 milioni di metri cubi di acqua – precisa “The Economist” -, abbastanza per riempire 800 piscine olimpioniche”. Questo vale per i metodi “classici” di creazione della neve artificiale, come i cannoni e le lance da neve. In Austria, invece, alcuni scienziati stanno studiando un nuovo metodo, più “amico” del clima, meno degli atleti. Ci sta lavorando la start up “Neuschnee”, “nuova neve” in tedesco, grazie a una macchina che ricrea le condizioni in cui normalmente si forma la neve. La macchina spruzza gocce d’acqua fine in una stanza, in modo tale da creare una nuvola alla quale vengono aggiunte piccole particelle di ghiaccio: i cristalli che ne nascono cadono “come neve al suolo”. Qual è quindi lo svantaggio per gli atleti? Le temperature perché una macchina del genere possa entrare in funzione devono essere più fredde rispetto a quelle in cui entrano in azione i cannoni e le lance da neve. La neve che ne esce, dunque, è più densa, e fornisce una superficie dura e ghiacciata.

“Nel 2080, solo una delle 21 città che hanno ospitato le olimpiadi invernali potrebbe rifarlo”

Un’interessante ricerca pubblicata il 16 dicembre 2021 sulla rivista “Current issue in turism” ci mette in guardia: a fine secolo solo una delle 21 città che hanno ospitato le olimpiadi invernali potrebbe rifarlo. Questa città è Sapporo, in Giappone. Tutte le altre, invece, negli ultimi 50 anni hanno subito un progressivo deterioramento delle condizioni climatiche; un peggioramento che è destinato ad aumentare sempre più, prosegue lo studio pubblicato su “Current issue in turism”, fino a far diventare “pericoloso” per gli atleti gareggiare alle olimpiadi invernali. “Gli atleti sono preoccupati per il futuro dei loro sport – riporta l’abstract della ricerca – e hanno affermato che è necessario che il mondo sportivo sia fonte d’ispirazione e faccia da traino a un’azione climatica accelerata”.

Il Comitato Olimpico Internazionale ha inserito la sostenibilità come terzo pilastro dell’olimpismo: una misura che, a detta di alcuni, è solo “pro forma”

Nel 2014 la sostenibilità è stata inserita come terzo pilastro dell’olimpismo dal Comitato Olimpico Internazionale. I 18 obiettivi di sostenibilità riguardano tre sfere di influenza – come organizzazione, come proprietaria dei Giochi Olimpici e come leader del Movimento Olimpico -, e hanno predisposto

degli standard a cui l’organizzazione delle olimpiadi deve sottostare. Alcuni sostengono però che questo terzo pilastro rimanga lettera morta e che sia solo “pro forma”.

L’inverno si sta accorciando: negli anni Duemila dura 73 giorni, negli anni Cinquanta ne durava 76

L’inverno si sta accorciando. Uno studio recente citato dalla ricerca comparsa sulla rivista “Current issue in turism” riporta che, nelle città dove si sono tenute le olimpiadi invernali, la durata della stagione invernale è passata dall’essere di 76 giorni (negli anni Cinquanta) a 73 (negli anni Duemila). Sempre nello stesso studio, emerge che in futuro questo periodo si accorcerà ancora: l’inverno negli anni Cinquanta di questo millennio durerà tra i 53 e i 56 giorni.

Olimpiadi ai tropici? La temperatura, contrariamente alla durata della stagione, negli anni è aumentata

La media della temperatura giornaliera nel mese di febbraio è aumentata negli ultimi vent’anni. I numeri parlano chiaro. Si va dai 0.4°C dei giochi tenuti tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta ai 3.1°C dei giochi tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, fino ad arrivare ai 6.3°C dei giochi che hanno avuto luogo nel nuovo millennio. La temperatura è destinata ad aumentare ancora: si parla di un +1.9°C per gli anni Cinquanta e di un +2.7°C per gli anni Ottanta di questo millennio.

Conclusione? Le olimpiadi invernali sono a rischio

“I risultati dimostrano chiaramente che il cambiamento climatico atteso ridurrà l’affidabilità delle città che hanno ospitato e ospitano le olimpiadi invernali”, si legge a fine ricerca. Per affidabilità si intende “la possibilità di provvedere le giuste condizioni per il crescente numero di sport invernali nei programmi olimpici nel corso del ventunesimo secolo”.

Allenatori e atleti avrebbero affermato che: “I nostri sport sono destinati a scomparire se non ci sarà un cambiamento serio nel mondo”. Un cambiamento che, specifica in conclusione la ricerca, non può arrivare solamente dal Comitato Olimpico Internazionale e dalle organizzazioni sportive, ma che richiede una risposta societaria. Una risposta che potrà però essere guidata dagli sportivi grazie alla loro influenza su un pubblico vasto.

  

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