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Chi c’è dietro i licei TED: Transizione Ecologica e Digitale

Ventotto istituti, per ora in via sperimentale, ma il ministro Bianchi ne vuole mille entro il 2023. Serviranno a “preparare gli studenti a un nuovo futuro sostenibile e digitale”, cioè alle imprese del Consorzio Elis, dall’immancabile Eni alla Toyota, da Leonardo ad Autogrill.

Come saranno i licei TED? Cosa si vuole veramente insegnare ai ragazzi che frequenteranno il corso di studi/ Foto di Neonbrand/Unsplash

Pochi giorni fa sono stati inaugurati i nuovi licei TED: il Liceo per la Transizione Ecologica e Digitale. Obiettivi di questo nuovo corso di studi, per ora avviato in forma sperimentale da 28 istituti, ma che punta come sostiene lo stesso ministro Bianchi a 1000 istituti dall’anno prossimo, sarebbero quelli di “preparare gli studenti a un nuovo futuro sostenibile e digitale” in collaborazione, manco a dirlo con le imprese.

Queste, come abbiamo scoperto, sono rappresentate da Elis, consorzio che vanta la partecipazione di 100 imprese, per una capitalizzazione di circa 2000 miliardi. La lista di queste? Troviamo nomi quali Leonardo (armamenti), ManPower (schiavismo legalizzato), Eni (…), Snam (Gasdotti, fra l’altro promotore del progetto!!!), Toyota, DHL, Autogrill, Anas e tante altre.

Tutti nomi estremamente legati alla transizione ecologica… in negativo!

Questi personaggi si impegneranno “alla realizzazione dei programmi didattici, aiutando a individuare le competenze richieste dal futuro mercato del lavoro”.

In pratica, come al solito, ci si nasconde dietro la “transizione ecologica” per portare avanti i propri interessi economici, smarcandosi dalle proprie responsabilità ambientali e promulgando una dottrina inquietante: l’approccio tecnico è l’unica soluzione al problema climatico.

Non stupisce, infatti, che “le basi del percorso quadriennale saranno le discipline STEM [Science Tecnology Enginering Mathematics]” e tanti saluti ad un approccio politico e sociale al problema.

È fin troppo evidente come questo percorso ha il solo scopo di formare manodopera specializzata nel digitale (la transizione ecologica è citata sempre di facciata), settore “trainante” che, oltre ad essere causa di una frazione considerevole delle emissioni di CO2, è complice consapevole del livello asfissiante di controllo e repressione in ambito lavorativo e non di questi ultimi tempi.

Una delle società coinvolte nei licei TED è ENI, non propriamente un’azienda con una politica green/Foto di Comune.Info

Il disgusto però arriva verso la fine dell’articolo, quando si enuncia pomposamente che questo progetto è “voluto e sostenuto dai giovani”, citando ad esempio che “Proprio all’istituto di Brindisi […] si è trasferito P. Ruggiero, giovanissimo attivista che sulle tematiche del surriscaldamento ha già scritto un libro”. Della serie, se i vostri idoli ci vanno, andateci anche voi, tanto siete giovani e non capite niente…

Dopotutto questo atteggiamento non stupisce, visto che Elis vanta di aver ben 280 “role model” (personaggi a cui ispirarsi) che utilizzerà durante le attività didattiche: solo a noi questa sembra un’attività invasiva e feroce delle pubblic relation aziendali nell’istituzione pubblica?

Solo a noi sembra surreale che queste società da 2000 miliardi vengano a formare insegnanti e studentesse su “come salvare il pianeta lavorando da noi”?

Solo a noi sembra una violenza inaudita incarcerare i giovani nel mondo del lavoro, costringendoli ad impieghi inquinanti o mal pagati, ricattandoli con il fatto che questo è “un mondo dove si stima che l’80% dei lavori futuri richiederà competenze Stem”?

Ci pare invece molto chiaro come non servano né licei specializzati, né una tecnocrazia illuminata, né percorsi PCTOgreen” per dare “consapevolezza ai giovani”.

Chiunque esca da una scuola è già fin troppo consapevole della mancanza di futuro che ha davanti, Fridays for future ce l’ha mostrato palesemente. Quello che manca sono le possibilità di mettersi veramente in gioco per questo mondo, evitando quell’abisso di depressione e apatia in cui ci si getta sempre più spesso per sopravvivere alla “consapevolezza”.

Ma, che lo vogliano o no, queste possibilità ce le riprenderemo…

Tratto da Ecologia Politica Milano e pubblicato su Comune.Info

  

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