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Clima, quali i rischi-chiave per il Mediterraneo e l’Europa?

Due esperti e autori del rapporto del gruppo di lavoro II dell’IPCC, Piero Lionello e Gustavo Naumann, hanno pubblicato un documento che spiega i rischi del cambiamento climatico in Europa e in particolare nell’area del Mediterraneo. Lo studio prende le mosse dal rapporto pubblicato dall’IPCC lunedì 28 febbraio.

Quattro i principali rischi del cambiamento climatico a livello europeo presentati da due esperti, parte del gruppo di lavoro II di IPCC

I rischi principali legati al cambiamento climatico, per l’Europa, sono quattro: ondate di calore su popolazione ed ecosistemi, produzione agricola, scarsità di risorse idriche e maggiore frequenza e intensità di inondazioni. Lo spiegano in un documento pubblicato sulla base delle informazioni contenute rapporto del gruppo di lavoro II dell’IPCC, “Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità”, Piero Lionello dell’Università del Salento e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e Gustavo Naumann di Fondazione Cima. I due esperti sono anche autori del rapporto IPCC pubblicato lo scorso 28 febbraio.

I quattro rischi-chiave per l’Europa legati al cambiamento climatico

Le ondate di calore su popolazioni ed ecosistemi potrebbero raddoppiare o addirittura triplicare il numero di decessi e di persone a rischio di stress da calore. Ciò avverrà per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C, e coinvolgerà soprattutto l’Europa meridionale. Si verificherà anche la riduzione degli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini, che varieranno anche di composizione, soprattutto se il livello di riscaldamento globale supererà i 2°C.

A rischio nel XXI secolo anche la produzione agricola e le risorse idriche: in Europa meridionale, la domanda di risorse idriche eccede già oggi la disponibilità. Nel caso di un innalzamento della temperatura di 3°C, il rischio di scarsità di risorse idriche diventa alto anche nell’Europa centro-occidentale. Le precipitazioni e l’innalzamento del livello del mare provocheranno anche rischi per le persone e per le infrastrutture derivanti da inondazioni costiere, fluviali e pluviali.

ll Mediterraneo, un hotspot del cambiamento climatico

“La regione Mediterranea – si legge nel documento – si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate. Questo vale sia per l’ambiente terrestre che per quello marino, sia per le temperature medie che per le ondate di calore”.

Complessivamente, la regione diventerà più arida per la diminuzione delle precipitazioni e l’aumento dell’evapotraspirazione; in alcune aree, però, le precipitazioni estreme aumenteranno. A crescere anche il livello del mare, che sarà “irreversibile e progressivo su scale plurisecolari”: nel corso del ventesimo secolo è aumentato ogni anno di 1,4 mm, con un incremento accelerato alla fine del secolo. “Ci si attende [che il livello del mare] continui a crescere in futuro – scrive Lionello – a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro nel 2100 in caso di un alto livello di emissioni. L’aumento del mare continuerà nei prossimi secoli anche nel caso le concentrazioni di gas serra si stabilizzino”. Le ripercussioni sono evidenti anche sulle aree costiere del Mediterraneo: le coste sabbiose strette, di grande valore sia per gli ecosistemi sia per il turismo, rischiano di scomparire.

Gli impatti ovviamente saranno maggiori all’aumentare del livello di riscaldamento globale: “più aumenta la temperatura media del pianeta, maggiori saranno gli impatti sulla regione mediterranea”.

Scarsità idrica e siccità: un rischio concreto nel Mediterraneo

L’insufficienza idrica e la siccità, in Europa meridionale, aumentano in tutti gli scenari del riscaldamento globale. Se la temperatura globale aumenterà di 1,5°C sarà coinvolto il 18% della popolazione, mentre se aumenterà di 2°C a essere coinvolto sarà il 54% della popolazione.

La siccità tocca in particolar modo “l’agricoltura, la produzione di energia e l’industria, l’approvvigionamento idrico per le abitazioni e gli ecosistemi”. “La siccità – scrive Naumann – è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio, è tra le cause di aumento di fragilità degli ecosistemi e di instabilità sociale, specialmente nelle comunità rurali”. I fenomeni siccitosi, secondo la comunità scientifica, dovrebbero aumentare in Africa, Australia, Europa meridionale, Stati Uniti meridionali e occidentali, America centrale e Caraibi, Cina nordoccidentale e America meridionale. Ci si attende che questi eventi diminuiscano in Europa settentrionale, Sud America sud-orientale, Africa centrale, Canada, Federazione Russa e Asia sud-orientale.

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