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Dal MUSE alla Tanzania, “non diamo per scontata la natura”

Mazingira è un’associazione nata nel 2010 da un gruppo di ricercatori del Muse. Lavora con la comunità del Parco Nazionale dei Monti Udzungwa, una zona molto ricca ma dove l’impatto dell’uomo è importante: per questo l’associazione ha creato vivai e piantato alberi ed educa le persone a rispettare la foresta.

Mazingira è un’associazione che lavora in Tanzania, nel Parco Nazionale dei Monti Udzungwa

È partita da un gruppo di ricercatori del Muse di Trento l’idea di lavorare assieme alle comunità locali del Parco Nazionale dei Monti Udzungwa, in Tanzania, per difendere la natura locale. “In una società dove le uniche cose che vengono valorizzate sono quelle che hanno un immediato ritorno economico, purtroppo siamo abituati a dare per scontata la natura”, spiega Silvia Ricci, naturalista e coordinatrice di Mazingira, un’associazione nata nel 2010 e formata da ecologi, naturalisti e biologi.

L’impatto antropico nelle foreste dei Monti Udzungwa, che si trovano nella Valle del Kilombero, a sua volta collocata nella regione di Morogoro, è molto alto. Siamo immersi in un’area forestale unica al mondo per ricchezza di specie, complessità ecosistemica e potenziale ecoturistico: per proteggerla, nel 1992 è stato istituito il Parco Nazionale dei Monti Udzungwa, gestito dal Tanzania National Park (Tanapa).

L’impatto antropico sulla foresta è forte: per questo Manzingira lavora sull’educazione ambientale

Mazingira cerca di sensibilizzare ed educare le comunità locali a proteggere la biodiversità che abita i Monti Udzungwa. “Abbiamo cercato di dare alternative al di fuori della foresta – prosegue Ricci -: ci troviamo ad operare in un’area rurale molto povera dove moltissime persone cucinano ancora con la legna da ardere e, anche se in misura minore, con il carbone. Il primo passo è stato quello di creare dei vivai e di piantare degli alberi, ma cerchiamo sempre di lavorare con gli agricoltori per promuovere un’agricoltura più sostenibile in un territorio che è ancora molto ricco di monocolture, in particolare quella di canna da zucchero e riso”.

Mazingira ha promosso la pratica dell’agroforestazione, che abbina colture arboree e colture “classiche” come quella di mais. “In questo modo i contadini hanno a disposizione sia la legna da ardere sia ciò che è necessario per cucinare – spiega la naturalista – e, quando devono andare a prendere la legna, non vanno nella foresta ma accedono al vivaio, dove ci sono alberi da potare, non da abbattere. Lavoriamo tanto nelle scuole per promuovere l’idea di potare gli alberi anziché distruggerli per poter usufruire della legna”.

E’ stato aperto un vivaio per evitare che le persone tagliassero gli alberi della foresta per prendere la legna

La foresta, infatti, era usata dalle comunità locali per la raccolta di legno e per il carbone, ma anche per andare a caccia e per prelevare strumenti utili alla medicina tradizionale, come cortecce, radici, fiori e frutti. “Il problema è che questa comunità negli anni è cresciuta sempre di più – spiega Silvia Ricci – e così l’impatto sulla foresta si è fatto via via più pesante”.

Un altro punto su cui Mazingira lavora è l’ecoturismo. “Il turismo potrebbe essere la risposta alla coesistenza difficile tra Parco Nazionale e comunità locali – dice Ricci -: con un parco che riesce a richiamare turisti, infatti, le ricadute economiche per la comunità locale sarebbero senz’altro importanti. Il problema è che, al momento, Tanapa non sta promuovendo moltissimo questo parco, che non è il solito parco di savana che siamo abituati ad immaginare, quello dove vai a vedere gli animali seduto su una jeep: si cammina e si fa trekking, ci sono molte foreste ma meno animali”.

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