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Mangio a Km0, l’app che unisce cittadini e produttori locali

Conosci Mangio a Km0, un'app che promuove la filiera corta e un'alimentazione sana e sostenibile, anche e soprattutto ai tempi del covid.


Di Cristina Diana Bargu

Rendere facilmente disponibili i prodotti genuini e locali e permettere alle persone di riceverli direttamente a casa da chi li produce. Nasce con questo obiettivo e dall’idea di due giovani sviluppatori pugliesi Mangio a Km0, un’app che promuove la filiera corta e un’alimentazione sana e sostenibile, anche e soprattutto ai tempi del covid.

Per chi si impegna ogni giorno a portare sulla propria tavola alimenti locali e genuini e per i produttori locali c’è uno strumento – anzi un’app – in più: Mangio a Km0, l’app di compravendita di prodotti alimentari che nasce per avvicinare i cittadini ai produttori presenti sul proprio territorio.

L’idea che ha dato origine all’app è frutto dell’amicizia fra Giovanni Acquaviva e Vincenzo Valente, sviluppatori e colleghi che, prendendo ogni giorno il treno assieme per raggiungere il luogo di lavoro, si sono ritrovati ad immaginare possibili progetti da portare avanti assieme.

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Servizio alla comunità

“Volevamo mettere a disposizione le nostre competenze e realizzare qualcosa di utile per la comunità”, ci ha raccontato Giovanni. “Avendo entrambi degli amici produttori che si lamentavano della difficoltà di vendere i propri prodotti siamo giunti a concentrarci su di un mezzo digitale che consentisse ai piccoli produttori di farsi conoscere e ai consumatori di entrare in contatto diretto con le realtà del loro territorio dalle quali acquistare direttamente verdure, carne, formaggi miele e altri alimenti.”

L’uscita del PIN, bando della Regione Puglia volto a supportare la realizzazione delle idee dei giovani pugliesi, si è rivelata essere il trampolino di lancio necessario per dare concretezza al progetto di Giovanni e Vincenzo. Poco dopo la vittoria, nel 2018, Mangio a Km0 è riuscita infatti a diventare prima una società a infine un’app.

Disponibile sia su Apple Store che su Play Store, Mangio a Km0 è facile da scaricare e da utilizzare. In fase di registrazione ci si può identificare come consumatori, produttori o responsabili di un GAS.

“Non c’è una selezione da parte nostra”, spiega Giovanni. “Abbiamo pensato che questo lavoro potesse essere svolto tramite il meccanismo delle recensioni. Chi acquista può valutare, commentare e recensire il produttore. Allo stesso tempo anche il produttore può recensire il consumatore, la sua affidabilità e correttezza, perché comunque il produttore si prende un impegno quando mette da parte determinati prodotti. Poi, in caso di necessità, c’è anche la possibilità di segnalare produttori o consumatori che hanno comportamenti anomali e in quel caso noi svolgiamo le necessarie verifiche.”

Il contatto fra domanda e offerta avviene direttamente sull’applicazione, anche grazie ad una funzionalità di chat. I produttori possono farsi conoscere dai consumatori della zona mandando loro dei messaggi, decidere in quali zone abilitare la funzionalità di consegna a domicilio, la spesa minima necessaria per la consegna e recentemente è stata attivata anche la gestione delle prenotazioni. Il pagamento, invece, avviene di persona, via contanti, al momento dello scambio.

Ad oggi il team di Mangio a Km0 si è allargato, includendo anche la social media manager Marilicia di Gioia, mentre Giovanni Acquaviva e Vincenzo Valente continuano a dedicarsi nel tempo libero a far evolvere l’app in base ai feedback ricevuti. «Stiamo lavorando per rendere possibile effettuare i pagamenti anche tramite carta di credito, e stiamo pensando di rendere disponibile Mangio a Km0 anche tramite il browser».

Con 600 produttori e più di 20 mila utenti, Mangio a Km0 oggi è presente in tutta Italia. “I produttori sono ancora di più al Sud, mentre i consumatori sono di più al Nord, ma di base c’è sempre qualche produttore in tutta Italia”, spiega Giovanni. “Quest’anno, con il covid, il numero dei download è aumentato, specialmente nelle grandi città come Milano, Torino e Roma, dove il contatto con la terra e con chi produce il cibo è più difficile da instaurare abbiamo avuto un boom di iscritti”, ha specificato. Un segno, forse, che la voglia di colmare questa distanza non manca.


* Cristina Diana Bargu è corrispondente di Italia che cambia, partner di falacosagiustatrento.org

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