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“Intolleranti” all’economia armata

Bilanci di Giustizia e l’Ecosportello Fa’ la cosa giusta! Trento hanno proposto un evento per sostenere l’economia disarmata, in particolare con i progetti sardi del comitato di conversione RWM e Warfree.

L’obiettivo di sostenere un’economia disarmata è stato l’oggetto dell’evento online promosso da Bilanci di Giustizia ed Ecosportello Fa’ la cosa giusta! Trento dello scorso 6 maggio. Si è parlato dell’idea di un marchio per gli “intolleranti alle armi”, ovvero per quei consumatori critici che si interessano attivamente a sostenere la pace.

Ospiti per l’incontro Arnaldo Scarpa e Cinzia Guaita del Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro e Marta Carusi e Stefano Scarpa del progetto Warfree, due realtà sarde che si impegnano nella lotta contro la produzione delle armi negli stabilimenti vicini al loro territorio. Il Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile nasce nel 2017 ad Iglesias. Attualmente composto da 20 aggregazioni locali, nazionali ed internazionali, ha lo scopo di promuovere la riconversione al civile di tutti i posti di lavoro dello stabilimento RWM situato tra i territori di Iglesias e Dumosnovas. Nello stabilimento sono state prodotte bombe come la Mk82, utilizzata dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen. Come precisa Cinzia, “il silenzio era amico delle fabbriche di bombe, non c’era la consapevolezza di avere un problema scottante così vicino”. Ciò che accusa Arnaldo è la scelta consapevole da parte degli assessori e dei sindaci dei loro comuni, i quali avevano concesso l’ampliamento dello stabilimento che inizialmente produceva per uso civile e solo dopo la loro approvazione ha iniziato a produrre armi. Scarpa continua: “un territorio come il nostro, da sempre sfruttato, doveva aver maturato degli anticorpi rispetto ad un’economia che uccide, come quella mineraria che l’ha caratterizzato negli anni precedenti, con i residui che continuano a portare malattie e morte”. L’”economia che uccide” nel loro territorio è invece ora rappresentata dalla produzione di bombe che portano tragedie in territori lontani, quadruplicando nel giro di pochi anni il suo fatturato. Addirittura, fa notare Scarpa, nel 2018 la fabbrica RWM ha avuto un fatturato equivalente a quello dell’esportazione del pecorino al resto del mondo. Quale è il prodotto per cui la Sardegna vuole essere conosciuta all’estero?

Il progetto Warfree. Lìberu dae sa gherra, invece, è nato come associazione di imprese e imprenditori sardi attorno ad Iglesias, ma possono aderirvi anche enti pubblici e persone fisiche, ed è sostenuto da diversi partner. Comprende i settori dell’artigianato, dell’agricoltura, del turismo, della ristorazione, delle costruzioni e delle tecnologie avanzate. Warfree vuole promuovere un’economia nuova “liberu da sae gherra”, libera dalla guerra, sostenendo un lavoro degno, sostenibile e che valorizzi il territorio sardo. Si muovono in questa direzione offrendo prodotti etico sostenibili sul mercato globale, attraverso un marchio registrato a livello europeo a certificare l’adesione alla Carta dei valori e un e-commerce che presto sarà disponibile. Nella Carta dei valori per gli aderenti, i punti chiave sono: ripudio della guerra, rispetto del lavoratore, rispetto dell’ambiente, consapevolezza, sviluppo, progresso, prodotto, qualità, solidarietà.

Concretamente, in Warfree si impegnano a promuovere l’attività degli associati di questa rete, anche attraverso la consulenza. Per questo attiveranno uno sportello agile (smart desk) in cui metteranno a disposizione professionisti per le imprese, provenienti da settori come economia e psicologia, che aiuteranno dal marketing agli adempimenti burocratici gli aderenti. In secondo luogo, si vuole promuovere l’auto-mutuo aiuto tra le associazioni aderenti: “se un agritutismo ha bisogno di prodotti agricoli, si rivolgererà a quelli offerti dai produttori all’interno della rete”, spiegano Marta e Stefano. Inoltre, si pruomuoverà la cultura della sostenibilità etico-ambientale anche attraverso la carta dei valori e il disciplinare tecnico. 

L’evento è stato promosso nell’ambito del progetto Ecosportello Fa’ la cosa giusta, co-finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Servizio Politiche Sociali della Provincia Autonoma di Trento.

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