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Sguardi sulla cultura della pace e dei diritti

Il Forum trentino per la pace e i diritti umani inaugura la rassegna in occasione dei suoi trent’anni ospitando figure importanti per il movimento pacifista italiano e trentino.

Massimiliano Pilati, presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani, ha moderato il primo incontro della rassegna “Eppure il vento soffia ancora. Trent’anni di impegno per una pace sostenibile”, che dal 9 al 13 giugno proporrà iniziative e incontri, mostre e percorsi, proiezioni, dibattiti e un’assemblea di bilancio e di rilancio, per guardare al futuro della pace e del lavoro che le nostre comunità devono continuare a svolgere per darle concretezza. Il programma degli eventi, in occasione del trentesimo anniversario del Forum, lo potete trovare qui. 

L’incontro dal titolo “1991-2021: Sguardi sulla cultura della pace e dei diritti” ha ospitato figure rilevanti per il territorio e il forum stesso, che hanno messo in dialogo l’analisi storica e l’esperienza dell’attivismo. Sono intervenuti Giuseppe Fernandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, Mao Valpiana, presidente nazionale del Movimento Nonviolento, Luisa Chiodi, direttrice dell’Unità operativa Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa del Centro per la Cooperazione internazionale e Giuliano Pontara, filosofo della politica, tra i massimi studiosi del movimento nonviolento a livello internazionale. Gli ospiti hanno ripercorso trent’anni di campagne pacifiste e nonviolente, evidenziando sfide vecchie e nuove incontrate lungo il cammino.

Ma cos’è il Forum Trentino per la pace e i diritti? Il presidente spiega che la peculiarità del Forum è il fatto che esso si collochi da una parte all’interno del movimento della pace, mantenendo quindi legami con la società civile e le associazioni, dall’altra è incardinato nelle istituzioni, in primis nel Consiglio Provinciale di Trento, poi mantiene rapporti con Università, musei ed altre istituzioni della città. Nato nel 1991, subito dopo la caduta del muro di Berlino, il Forum viene costituito con una forte speranza di cambiamento, ma negli ultimi trent’anni ha assistito alle violenze della prima guerra del Golfo, dei conflitti nei Balcani, in Rwanda, Kosovo, allo spartiacque delle torri gemelle, alla guerra infinita dell’Afghanistan. Il lavoro del Forum non è stato solo quello di inseguire questi conflitti, spiega Pilati, ma di impegnarsi quotidianamente per la pace e diritti umani con un forte legame con la società trentina, cercando di impegnarsi nell’informazione per i cittadini.

Il primo intervento è a cura di Mao Valpiana, il cui ultimo libro si occupa proprio degli ultimi 60 anni del movimento nonviolento in Italia. Prima della nascita del Forum, ci tiene a precisare, ci sono stati 30 anni di pacifismo, riassumibili in due date. La prima è il 24 settembre 1961: Aldo Capitini promuove la prima marcia per la pace in Italia, iniziando a costruire un dialogo con l’opinione pubblica e la politica. Lo scopo della marcia era quello di iniziare una dimensione organizzativa, nasce ad esempio la Consulta italiana per la Pace, che coinvolge partiti oltre che associazioni pacifiste. Dopo la marcia, due importanti campagne si legano al movimento: la prima è quella che porta al riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza, che porta all’istituzione del servizio civile nel 1972. La seconda campagna è quella antinucleare, sia in campo militare che civile, che fa incontrare il movimento pacifista con quello ambientalista.

La seconda data che Valpiana presenta come fondamentale per i primi 30 anni del movimento è il 9 novembre 1989, quando viene abbattuto il muro di Berlino. Questa data rappresenta un cambio di paradigma rispetto ai trent’anni precedenti. Nonostante questo evento avesse animato la speranza di un mondo senza blocchi militari e quella per un’Europa portatrice di pace, nel 1991 si aprono due nuovi fronti: una guerra guerreggiata, civile, nei Balcani e la crisi della prima guerra del Golfo. Il movimento è costretto a ripensarsi: inizia ad adottare azioni attraverso cui si mette direttamente sul campo con il cosiddetto interventismo umanitario. A differenza del primo pacifismo, di stile più predicatorio ed ideologico, il movimento ora cerca di essere direttamente efficace e di dimostrare di essere capace di risolvere i problemi. Nasce l’idea dei corpi civili di pace, alternativa all’utilizzo di eserciti per fare la guerra, attraverso la collaborazione e il tentativo di costruire iniziative di pace con le vittime. 

Dopo Valpiana, viene l’intervento di Giuliano Pontara, tra i fondatori dell’Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), esperienza nata grazie all’istituzione del Forum. L’Unip era un centro di formazione ai problemi della pace, dell’ambiente, della non violenza, dei diritti umani, rappresentava un’esperienza unica al mondo, in quanto raccoglieva persone da tutto il mondo per occuparsi di questi temi. 

Luisa Chiodi ha poi spiegato come è nato e si è sviluppato l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa del Centro per la Cooperazione internazionale. Anche per questo istituto l’interazione con il Forum è stata fondante. L’Osservatorio, spiega la direttrice dell’Unità operativa, è nato dopo che il movimento per la pace italiano si rende conto che le istituzioni non davano risposte veloci e forti per le guerre che erano scoppiate nei Balcani. Il movimento si rivolge quindi al Forum Trentino per la pace e i diritti umani per l’istituzione di un Osservatorio permanente su questi territori. L’osservatorio già dagli anni ’90 utilizza lo strumento del web per diffondere informazioni e notizie, cercando di raccogliere le proprie informazioni attraverso antenne locali, corrispondenti, attivisti, volontari e cittadini con cui si stava costruendo un percorso di pacificazione. L’Osservatorio si è poi scontrato con varie crisi e problemi inaspettati, dalla crisi dei media tradizionali dal punto di vista degli strumenti di comunicazione al cambiamento dello scenario politico, con gli interventi forti di attori internazionali. L’Osservatorio accetta queste sfide cambiando la sua forma, adottando nuovi strumenti di comunicazione ed estendendo le proprie zone di interesse, fino ad assumere la forma attuale di Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa. 

Infine, Giuseppe Ferrandi, della Fondazione museo storico del Trentino, ha cercato di ripercorrere alcuni passaggi storici degli ultimi trent’anni, evidenziando le diverse sfaccettature degli strumenti utilizzati per comunicare il proprio impegno da parte del movimento e delle associazioni pacifiste, e proponendo nuove idee per il futuro. Il suo intervento è passato attraverso persone importanti nella definizione delle caratteristiche del movimento stesso: da Berlinguer a Reagan, passando per Ernesto Balducci e Chiara Lubich.

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