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Obesità infantile in aumento nel paese della dieta mediterranea

Non sembra vero, ma in Italia la percentuale di ragazzi in sovrappeso è sempre più preoccupante. Questo può portare all’insorgere di altre malattie e problemi mentali con effetti duraturi. In questo articolo proviamo a capire come mai questo fenomeno è così diffuso.

Le porzioni a tavola sono sempre più grandi e il cibo sempre più elaborato/foto di Annie Spratt/ Unsplash

Sarà sicuro per deformazione professionale ma in spiaggia, da sotto l’ombrellone, io vedo numeri e percentuali materializzarsi davanti ai miei occhi, che quasi mi sento come il protagonista di A Beautiful Mind.

I numeri che si materializzano sono purtroppo quelli che si riferiscono all’aumento della diffusione del sovrappeso e obesità tra bambini e adolescenti. L’obesità infantile va oltre il numero di kg che appaiono sulla bilancia, coinvolge il processo di crescita e la salute mentale del bambino, con effetti a lungo termine.

Le conseguenze dell’eccesso di peso in età infantile e adolescenza vanno dal rischio di sviluppare il diabete e l’ipertensione, asma e problematiche alla struttura ossea, passando per il bullismo e la depressione. I bambini sono sempre più colpiti da patologie, come il diabete di tipo 2, che fino ad una decina di anni fa erano esclusivi dell’età adulta.

Una vera e propria epidemia, che associata alle problematiche dei disturbi del comportamento alimentare, colpisce la popolazione di giovani e bambini con un picco dovuto ai lunghi periodi di reclusione dovuto all’emergenza Covid-19.

Siamo il primo paese in Europa per obesità infantile. In alcune regioni la percentuale di persone obese e sovrappeso raggiunge il 35% della popolazione e tra i ragazzi si arriva al 45%. Come può essere successo proprio nella patria dell’alimentazione corretta ed equilibrata?

L’ultimo report emesso da FISPGHAN, Federazione Internazionale Società di Pediatria, Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione, conferma come anche in Italia 1 bambino su 4, in età compresa tra i 5 e 9 anni, si trova in una condizione di sovrappeso o obesità. I dati concordano con quelli di “Okkio alla Salute”, un monitoraggio promosso dal Ministero della Salute ed iniziato prima del Covid.

Quest’ultimo anno ha reso inevitabilmente i bambini più sedentari, ma lo erano già prima dell’arrivo del Covid-19. I cambiamenti negli stili di vita del mondo occidentale sono tutti favorevoli all’incremento di peso della popolazione, è cambiato il modo di mangiare e di muoversi. Nuove abitudini molto lontane dal nostro funzionamento biologico e psicologico e di conseguenza si ingrassa.

L’attività fisica si è ridotta moltissimo e viene sostituita invece dall’esposizione ai media e alla tecnologia. I bambini praticano attività di movimento e sportiva in media con frequenza settimanale, ben lontano dalle raccomandazioni dell’OMS che consiglio 2 ore al giorno.

Si cucina sempre meno, si investe meno tempo nella spesa e si ricorre a cibi processati. Nonostante tutti i programmi televisivi e canali Youtube culinari, in famiglia si dedica sempre meno tempo a cucinare, utilizzando semi-preparati oppure ordinando ad asporto.

Quando si acquista al supermercato si ricorre a cibi già lavorati, con pochi nutrienti e poco complessi dal punto di vista sensoriale. Le confezioni sono sempre più grandi, aumentando anche la dimensione della porzione individuale, imbrogliando l’occhio e quindi anche lo stomaco che si trova a gestire molto più cibo di quello realmente richiesto.

I servizi di food delivery stanno poi cambiando le tradizioni di tante famiglie, che approfittano della convenienza e del recapito a casa e sostituiscono con cibi da fast food quello che un tempo era cucinato. Una sorta di rivoluzione culturale che prima coinvolgeva solo i giovani e ora tutta la famiglia.

É cambiato il significato che i ragazzi danno al cibo, non più utilizzato solo come sostentamento e convivialità, ma sempre più come “terapia” per la gestione di eventi stressanti ed emozioni negative e percepite come insostenibili. Mangiano perché sono annoiati, arrabbiati, presi in giro e non compresi. I cibi scelti come comfort food, tra l’altro, non sono mai mele o carote ma cibi che andrebbero limitati ai momenti speciali o di festeggiamento e non ad un’alimentazione quotidiana.

Come uscire da questa situazione?

Lavorando sull’educazione alimentare e sull’equilibrio, non solo del bambino ma di tutta la famiglia.

L’educazione alimentare non si riassume solo nel tipo di nutrienti o quantità di cibo da ingerire, ma nel sistema di abitudini della famiglia a tavola, nel modo di fare la spesa e l’organizzazione dei pasti. Senza necessariamente dover sottoporre il bambino a diete altamente restrittive e attivare il senso di deprivazione, rischiando di scatenare ulteriori problematiche.

Il rapporto che il bambino ha con il cibo è strettamente collegato allo stile alimentare della famiglia. Genitori e fratelli sono dei modelli, sia per le scelte in fatto di qualità che per le quantità.

Alcuni spunti di riflessione sul rapporto che la famiglia ha con il cibo, prima di pensare di stravolgere tutta l’alimentazione del bambino sovrappeso o sottoporlo ad una dieta:

  1. L’alimentazione è semplice ma varia?
  2. Com’è il rapporto con il cibo? Si incentiva l’uso del cibo come comfort food?
  3. Il momento dei pasti è un momento piacevole e da condividere con la famiglia?
  4. Com’è il clima familiare quando ci si mette a tavola?

Le risposte a queste domande spesso racchiudono la chiave per migliorare le abitudini e il rapporto con il cibo dei piccoli, ma anche di noi adulti. É importante ricordare che il cibo è nutrimento, convivialità, cultura e piacere ed educare ad un’alimentazione consapevole è anche fare prevenzione.

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