La strada verso il distretto biologico è tracciata
Il sogno di un trentino biologico continua. In dieci anni il nostro territorio dovrà allinearsi al resto del continente, raggiungendo il 25% di biologico. Quali saranno i prossimi passi?
Il comitato promotore per dire sì ad un Distretto Biologico Trentino si è ritrovato per fare il punto della situazione dopo il referendum. E’ stata l’occasione per tracciare le fila di quanto successo e programmare i passi futuri per continuare il percorso verso il Biodistretto Trentino. Con Fabio Giuliani, presidente del comitato, abbiamo cercato di individuare cosa è mancato per raggiungere il quorum e invece quali passi in avanti sono stati compiuti e si faranno nei prossimi mesi.

Quale è stata la reazione del comitato subito dopo il risultato?
All’inizio eravamo molto delusi perché pensavamo di ottenere molto di più. Poi ragionando sul percorso abbiamo capito di avere, invece, fatto tanta strada. Lo scoglio di 177 mila voti era difficile da raggiungere calcolando che per eleggere il Consiglio Provinciale servono circa 60 mila voti in meno e i trentini, che di solito si recano alle urne, sono il 60% della popolazione totale (540.000 persone circa). Noi siamo riusciti a convincere un trentino su tre, di chi si reca al voto, ad andare a votare per realizzare un distretto biologico provinciale. Con la base del 30% dei consensi possiamo lavorare sul territorio e portare avanti questo progetto sapendo che molti ci sostengono. Il distretto biologico è previsto anche dal P.N.R.R (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che ha stanziato dei fondi per i biodistretti. Il governo ha capito che per invertire la rotta è fondamentale investire nella sostenibilità. La lotta ai cambiamenti climatici e la salvaguardia dell’ambiente e della salute di chi ci circonda riguarda tutta la popolazione, come abbiamo visto alla COP26 di Glasgow.
Cosa è mancato?
Oltre ad un silenzio assordante delle istituzioni provinciali, e dei mezzi di comunicazione, non c’è stato dibattito, che avrebbe potuto informare la popolazione sulle ragioni del referendum e su cosa è un referendum propositivo. Abbiamo percepito distanti anche i mass media locali; solo RTTR ci ha dato spazio in un confronto con il presidente di coldiretti. Non è stato creato un palinsesto ad hoc per avvicinare la cittadinanza alla tematica e portarla a conoscenza del cammino che sarebbe iniziato scegliendo per il Trentino il percorso distrettuale in chiave biologica. E’ mancato quindi lo spazio per il dibattito come luogo formativo. Inoltre, essendo la prima volta assoluta che in Trentino si faceva ricorso a un referendum propositivo, era necessario mettere al corrente la popolazione sui vantaggi di questo strumento democratico.
Cos’è un referendum propositivo?
Il referendum propositivo è uno strumento democratico, inserito nel nostro statuto con legge provinciale del 5 marzo 2003, n.3 ; esso intende determinare principi e criteri per disciplinare con una legge la materia oggetto di referendum e permettere al popolo di intervenire direttamente con proposte concrete e vincolanti nei confronti dell’organo legislativo.

Quali saranno i passi da compiere?
Intanto lavoreremo ad un progetto traducibile in legge che identifichi le basi per realizzare nella nostra Provincia un Distretto Biologico sull’intero territorio iniziando ad allinearci alla strategia del “Farm to fork”.
Cosa è “Farm to Fork”?
E’ la parte più importante dell’European Green Deal della Commissione Europea. Questa strategia è nata per modificare il sistema alimentare europeo, a tutela della biodiversità, rendendolo più sostenibile e riducendo il suo impatto sul territorio. In dieci anni mira a cambiare la filiera agro-alimentare: produzione, distribuzione, consumo. Gli obiettivi principali sono quelli di garantire una produzione alimentare sostenibile, attraverso la sicurezza alimentare, coinvolgendo in questo progetto tutta la filiera compresa la ristorazione, promuovendo il consumo di cibo sano e riducendo gli sprechi alimentari. La Strategia F2F si collega a quella per la biodiversità che prevede entro il 2030 la riduzione dell’uso di pesticidi, fertilizzanti chimici per le colture e antimicrobici e antibiotici per allevamento e acquacoltura il fine ultimo è quello di trasformare il 25% della superficie agricola europea in area coltivata con i metodi biologici che rispettano la legge europea che regolamenta l’agricoltura biologica.
Il Trentino parte dal 5% di terreni coltivati a biologico e in 10 anni dovrebbe allinearsi al resto d’Europa, che ad oggi è dell’ 8,5% e che dovrebbe raggiungere il 25%. La media italiana è al 15%. Siamo tra gli ultimi della classe e senza un modello di efficientamento come il distretto biologico sarà un percorso in salita, ma a questo punto diverrà anche una questione politica. Prima di tutto dovremo trovare dei partiti che hanno a cuore questo progetto e che convintamente diventino i nostri compagni di viaggio nella “battaglia” verso un Trentino biologico, anche attraverso il coinvolgimento delle amministrazioni territoriali che vorranno aderire, alle quali possiamo illustrare, qualora ne siano interessate, attraverso dei tavoli informativi o dibattiti pubblici l’importanza di questo modello di sviluppo.
Cosa risponde ad alcune associazioni settoriali direttamente coinvolte, che dicono di non essere state contattate?
Non è vero che non sono state contattate e coinvolte. Le abbiamo incontrate all’inizio della raccolta firme e dopo averle consegnate in Provincia. Sono state loro a non voler creare un tavolo per spiegare ai loro consorziati e soci quale era il nostro progetto e a non volere che li incontrassimo. Ci sono stati due anni di tempo prima del voto. Probabilmente temevano che il confronto facesse emergere l’assoluta volontarietà dell’adesione al distretto biologico e smontasse il loro paradigma di mancato coinvolgimento, non necessario, visto che non c’era nessun obbligo ma solo una opportunità in più. Non erano propensi al cambiamento e non si rendono conto che così si rischia di rimanere fermi a guardare gli altri territori che crescono rispetto a noi. Non sostenendo questo referendum hanno di fatto reso vana l’azione che il quesito avrebbe determinato imponendo alla Provincia la via dello sviluppo distrettuale attraverso un referendum che avrebbe vincolato tutte le amministrazioni presenti e future, indipendentemente dal colore di appartenenza, al sostegno del modello di sviluppo distrettuale provinciale. Per il nostro territorio è stata una occasione mancata, e il mancato dibattito una mancata crescita culturale per tutti. Ma a chi giova tutto ciò?
Il biologico per i distretti trentini: l’unica scelta per guardare al futuro.
Oggi il Trentino è diviso in 4 distretti di cui due in formazione che sono: il distretto biologico della Valle del Vanoi, e il distretto biologico di Trento. La Val di Gresta e la Valle dei Laghi hanno completato l’iter e sono inseriti nella rete AIAB. E’ importante che questi avviino l’iter per il riconoscimento normativo in base alla nuova normativa provinciale per poter avere accesso ai fondi disponibili nel P.N.R.R ( 300.000.000 di euro per i distretti biologici) per sviluppare al meglio il loro distretto. L’estensione a tutto il territorio con una regia provinciale di questo modello distrettuale era l’ideale opportunità che veniva offerta a tutto il territorio e un riconoscimento democratico di unità di intenti del nostro popolo. La strada verso lo sviluppo in forma biologica dei territori è l’unica forma di coltivazione garantita e sostenuta da una legge europea e il cambiamento che ci viene richiesto ci indica questo percorso. E’ un percorso che permette a tutto il territorio di farsi promotore del cambiamento e di avviare anche il ripopolamento delle zone montane supportando nuove modalità di coltivazione in grado di sostenere sia la qualità ambientale che quella economica. Adesso siamo tra gli ultimi e abbiamo molta strada da fare ma i 68.000 cittadini trentini che hanno votato “si” e ci hanno creduto, fanno comunque ben sperare.
Congediamo Fabio Giuliani che afferma di voler condividere questo sogno con il maggior numero di persone possibili. Il sogno è quello di credere in un Trentino biologico, in linea con la politica europea e realizzare una filiera sostenibile, che restituisca al Trentino l’immagine di un territorio di qualità.