Circonvallazione ferroviaria, non c’è stato un vero dibattito pubblico
I gruppi di cittadini contrari al progetto del bypass ferroviario di Trento hanno presentato un documento nel quale hanno spiegato perché quello proposto da RFI non è stato un vero dibattito pubblico.

È terminata la prima parte di dibattito pubblico sulla circonvallazione ferroviaria di Trento, il cosiddetto “Lotto 3”. Il mese di dicembre ha visto un susseguirsi di incontri aperti ai cittadini e ai “portatori d’interesse”, ai quali è stato spiegato il progetto del bypass ferroviario che sarà realizzato con i fondi del PNRR.
I gruppi contrari alla circonvallazione ferroviaria di Trento sottolineano però che non c’è stato un vero e proprio dibattito pubblico, e lo fanno con un documento in cui riportano le criticità degli incontri e la definizione di “dibattito pubblico”.
Nel documento, vengono sottolineate in particolare la “mancanza di una (idonea) campagna di informazione necessaria per coinvolgere tutta la popolazione” e la “mancanza di un reale confronto tra sostenitori e oppositori”. Quest’ultimo non è stato possibile, secondo i gruppi contrari alla circonvallazione ferroviaria, per la tecnicità del linguaggio, per le risposte brevi date ai cittadini (le quali, è sottolineato, “non prevedono il diritto di replica”) e per il fatto che le interazioni si sono svolte prevalentemente per iscritto, attraverso il sito dedicato al dibattito pubblico. “L’amministrazione o i tecnici si impegnano a rispondere alle osservazioni – scrivono nel documento – rimandando a tempi successivi, per lo più in forma scritta, ma ad oggi le risposte non sono arrivate o se sono arrivate risultano lacunose”.
Sono state evidenziate anche le criticità della sezione “Quaderni” del dibattito pubblico, che raccoglierà le considerazioni dei cittadini fino al 19 gennaio 2022. “I contributi inviati – si legge nel documento – sono stati pubblicati con ritardo e non in modo completo”.
Infine, nonostante il dibattito pubblico sia stato avviato, il gruppo che ha redatto il documento si chiede se si possa veramente parlare di dibattito pubblico quando è già stato deciso che l’opera sarà realizzata. “Affermazioni espresse dall’ingegner Romeo durante gli incontri del tipo ‘Tanto si farà’, ‘La popolazione trentina ha capito che l’opera ci vuole’, rendono piuttosto evidente che i margini di discussione sono di fatto pari a zero”, si legge nel documento. “La sensazione di chi ha partecipato è che le decisioni siano già state prese e gli incontri servissero a provare a far calare dall’alto quelle decisioni e cercare di costruire e raccogliere consenso. Una tale modalità – è sottolineato infine – non può che scoraggiare la partecipazione”.

I prossimi incontri
Il documento è stato presentato il 23 dicembre da Antonella Valer (Comitato 11 Domande), Roberto Chiomento (Comitato No Tav Trento), Franco Tessadri ed Elio Bonfanti. Il gruppo, che ha già organizzato un’assemblea cittadina ad Acquaviva il 28 novembre, ha spiegato che ci saranno altri incontri sull’opera a gennaio. Il primo è previsto per il 15 di gennaio in Piazza General Antonio Cantore; si parlerà delle aree inquinate dell’ex Sloi e Carbochimica, coinvolte nel progetto. Un altro incontro sarà fissato prossimamente per fine mese (probabilmente il 28 gennaio); si cercherà di stimolare il dibattito pubblico con un metodo partecipativo.
Il testo completo del documento
“Perchè la “partecipazione” che si sta attivando non è quella che invece vorremmo..
In questo documento viene presentata la procedura del Dibattito Pubblico per come dovrebbe essere e si evidenziano le criticità della sua applicazione alla circonvallazione ferroviaria di Trento (Lotto 3)
Che cos’è un dibattito pubblico?
Il dibattito pubblico1 è una modalità di incontro coi cittadini attraverso il quale essi possono informarsi ed esprimersi rispetto ai grandi interventi che riguardano il territorio. Prende ispirazione dalla Commission National du Debat Public attiva in Francia dal 1996. La procedura del Dibattito Pubblico da una parte dovrebbe garantire una piena e trasparente informazione sull’intervento in corso di progettazione a tutti i cittadini che vivono in un determinato territorio e dall’altra dovrebbe dare loro la possibilità di esprimere il proprio parere sull’intervento sia come singoli sia come gruppi organizzati.
Le tappe fondamentali di un dibattito pubblico sono:
- la predisposizione di un documento esplicativo sull’intervento progettato che sia esaustivo nei contenuti ma semplice nella forma;
- l’organizzazione di una serie di assemblee pubbliche in cui si spiega l’intervento, si discutono le eventuali alternative e si apre il confronto tra sostenitori e oppositori;
- la raccolta e la pubblicazione online delle opinioni dei cittadini singoli o organizzati;
- la stesura di un rapporto sul dibattito pubblico, a cura del soggetto indipendente che ha gestito il dibattito pubblico,- di cui l’amministrazione committente terrà conto nel prendere le proprie decisioni definitive.
Un dibattito pubblico di questo tipo è un processo deliberativo in cui si intrecciano argomentazioni e negoziazioni, al cui interno e nel corso del quale la forza delle argomentazioni pubblicamente condivise diviene forza contrattuale e vincolo negoziale (non semplicemente un processo di contrattazione al termine del quale si trova qualche punto di mediazione)
Esperienze di dibattito pubblico in Italia
Il caso Castelfalfi: il primo debat public italiano
La tenuta e il borgo di Castelfalfi (FI) è composta di 1100 ettari e 30 edifici rurali abbandonati, un possedimento unitario destinato alle tradizionali colture agricole della zona e gestito attraverso la conduzione mezzadrile. Il borgo e la tenuta hanno vissuto una condizione di progressivo degrado e di sotto-utilizzazione. La Tenuta giunse ad avere, circa 600 abitanti: oggi risultano appena 15 residenti.
Un passaggio essenziale è l’acquisto della tenuta da parte di una multinazionale tedesca (TUI) che presenta al Comune di Montaione un primo progetto che proponeva il recupero dell’esistente ma anche un piano molto consistente di nuova edificazione. In una prima fase il comune rifiuta i Progetti della TUI. Nella fase successiva vengono invece approvati.
La delibera della Giunta constatava la coerenza della finalità e degli obiettivi del progetto,
dunque, secondo le leggi e le procedure vigenti, da questo momento la vicenda poteva proseguire secondo le ordinarie modalità di procedimento di competenza comunale.
Tuttavia, la giunta constatava anche la complessità e la consistenza generali e specifiche del progetto e della sua messa in opera e che questo richiedeva adeguate modalità di coinvolgimento informativo e partecipativo alla formazione degli atti suddetti, sia della cittadinanza – incluse le espressioni sociali, culturali e ambientali in cui essa si esprime – sia delle Istituzioni Comunali ed Intercomunali, sia delle Istituzioni Provinciale e Regionale e del Ministero dei Beni Culturali. Sceglieva di promuovere l’apertura di un’ampia consultazione per consentire a tutti i cittadini interessati di esprimere la propria opinione
Questa consultazione avverrà nella forma di un Dibattito Pubblico, un modello partecipativo (sviluppato in maniera molto simile a quella del Debat public francese) ovvero secondo modalità strutturate e articolate, con una durata predefinita, al termine delle quali un rapporto conclusivo, curato dal coordinatore, metterà in luce il livello di conflittualità dell’intervento, i punti forti, i punti deboli e le proposte di modifica che eventualmente emergeranno dal dibattito. Alla luce di questo rapporto il Comune assumerà pubblicamente le proprie opzioni ed argomenterà adeguatamente le proprie scelte in merito al progetto presentato da TUI.
Il Rapporto conclusivo renderà conto di tutti i passaggi e le modalità con cui si è svolto il Dibattito Pubblico:
- Cinque assemblee pubbliche
- La redazione e la diffusione della “Guida sintetica al progetto”
- Un sito web, con tutti i documenti relativi al progetto
- Un servizio audiovisivo
- Una campagna di coinvolgimento della cittadinanza: inviti personali ad associazioni e a comitati, l’affissione di 500 manifesti e la distribuzione di 5000 volantini; e inoltre, una serie di telefonate a campione, a cittadini e operatori turistici, per sollecitare la loro partecipazione alle assemblee o l’invio di loro documenti e contributi
- Una visita guidata alla tenuta, per illustrare direttamente in loco il progetto
- Tre incontri specifici: uno con commercianti e artigiani, uno con operatori turistici e agricoltori, un terzo con le associazioni ambientaliste
- Relazione conclusiva con “otto raccomandazioni che emergono dal dibattito pubblico”.
La Gronda di Genova. Il primo dibattito pubblico su una grande opera italiana.
Dal dicembre 2008, ad aprile 2009 si è svolto il primo dibattito pubblico riguardante una grande infrastruttura: tratto del nodo autostradale di Genova (“Gronda”). Il facilitatore allora nominato responsabile del DP è Andrea Pillon, di Avventura Urbana.
La Gronda di Ponente è un nuovo tratto autostradale a due corsie per senso di marcia che rappresenta il raddoppio dell’esistente A10 nel tratto del Comune di Genova, misura 19 km di cui 17 scavati in galleria e termina con un ponte lungo 2 km.
Il costo complessivo dell’opera è di circa 5,7 miliardi di euro (che equivale a un costo di 219 milioni di euro a km); i lavori in mezzo alla città dovrebbero durare 8 anni e verrebbero estratti dalle montagne circa 9,5 milioni di metri cubi di roccia, di cui 5,5 milioni con la presenza di amianto.
L’esproprio degli alloggi sarebbe di circa 93 strutture, e altre 71 abitazioni dovranno convivere con la nuova autostrada a meno di 60 metri di distanza.
Il dibattito pubblico è stato gestito da una commissioni di esperti (4) e uno staff di supporto (9), con 13 incontri aperti al pubblico, 3 laboratori ristretti con una rappresentanza dei principali attori favorevoli e contrari all’opera, 33 tecnici ed esperti esterni e una pubblicazione di numerosi “quaderni degli attori”, principalmente di cittadini e organizzazioni che chiedevano una riformulazione del progetto, una riduzione del numero di case da abbattere, e un impegno del rispetto delle garanzie dei residenti.
Come si evince dal sito ufficiale sul dibattito pubblico della Gronda di Genova 2 al termine dei 4 mesi di Dibattito – dopo 6 “Incontri di presentazione”, 7 “Incontri tematici”, 37 “Quaderni degli Attori” e oltre 400 articoli sul Dibattito, apparsi sulla stampa nazionale e locale – si è tenuto un “Incontro conclusivo” per fare il punto sugli aspetti condivisi e sulle divergenze emerse nel corso degli incontri e selezionare il tracciato che il Territorio ha ritenuto meno impattante.
Il 29 aprile 2009 si è concluso ufficialmente il Dibattito Pubblico e il 15 maggio 2009 la Commissione che ha presieduto il Dibattito ha pubblicato, nei tempi concordati, la propria relazione in cui ha evidenziato le criticità individuate relativamente ai cinque tracciati sottoposti alla cittadinanza. Il tracciato numero due (ovvero quello caratterizzato dall’attraversamento in viadotto della Val Polcevera in corrispondenza del mercato ortofrutticolo e della stazione autostradale di Bolzaneto) è stato riconosciuto come il migliore dei cinque tracciati esaminati, essendo caratterizzato da un minor impatto complessivo.
In data 27 maggio 2010, il proponente Autostrade per l’Italia ha acquisito il benestare in linea tecnica del Concedente a illustrare in seduta pubblica la soluzione tecnica prescelta.
In data 10 luglio 2009, ha illustrato alle istituzioni locali il Progetto ottimizzato della soluzione 2 sulla base di quanto emerso nel corso del Dibattito Pubblico e già presentato il 29 maggio alle Commissioni consiliari congiunte 3° Urbanistica e 7° Infrastrutture del Comune di Genova.
IL PROGETTO DI DIBATTITO PUBBLICO SUL PROGETTO “CIRCONVALLAZIONE FERROVIARIA DI TRENTO”
Nelle intenzioni espresse dai proponenti nella locandina di promozione, il dibattito ha lo scopo di presentare al pubblico il progetto della circonvallazione ferroviaria di Trento e di raccogliere osservazioni e proposte per consentire al proponente dell’opera, Rete Ferroviaria Italiana (RFI), di valutare e migliorare il progetto. Il dibattito è formalmente aperto a tutta la città ed è organizzato affinché tutti gli interessati possano ricevere una informazione completa sul progetto, chiedere e ottenere chiarimenti da parte dei progettisti, indicare criticità o temi da approfondire, e proporre soluzioni alternative o migliorative.
Si è aperto il 7 dicembre 2021, con un incontro illustrativo sulle ragioni dell’opera e le alternative analizzate e termina il 3 febbraio 2022 con la pubblicazione della relazione conclusiva.
Sono stati previsti sei incontri pubblici finalizzati a presentare il progetto e raccogliere osservazioni e proposte sui temi rilevanti del progetto (si veda il calendario degli incontri) e una serie di tavoli tecnici con i “portatori di interesse”.
Nel corso del dibattito, oltre a partecipare agli incontri, è possibile inviare documenti e proposte scritte (si veda la sezione dedicata ai Quaderni degli attori), che si garantisce verranno resi pubblici sul sito del progetto, e concorreranno a definire i contenuti della relazione conclusiva del dibattito pubblico 3.
CRITICITA’ E RIFLESSIONI sullo svolgimento del dibattito pubblico in corso
- Chi decide, e dove, sul governo del territorio?
- Chi ha veramente “titolo” a partecipare e a influire sulle decisioni, quando i beni in gioco non appartengo solo a una comunità locale, a possono essere considerati “beni comuni o finanche “universali”?
- Come discutere, garantendo parità a tutti i punti di vista e a tutte le possibili opzioni?
Pare che alla luce dei casi presi in esame e della sintesi teorica riportati emergano molte criticità e mancanze riguardanti lo svolgimento dell’attuale dibattito pubblico sulla Circonvallazione ferroviaria di Trento.
- Mancanza di una (idonea) campagna di informazione necessaria per coinvolgere tutta la popolazione
L’amministrazione che propone e guida un processo di tipo inclusivo dovrebbe aver cura di mettere a disposizione del pubblico tutti gli elementi conoscitivi in suo possesso e rendere trasparenti agli occhi dei partecipanti lo svolgimento del processo stesso.
Il progetto tecnico esecutivo è stato reso noto con grande ritardo e solo dopo ripetute sollecitazioni da parte di comitati di cittadini e assemblee circoscrizionali.
La popolazione è stata informata dell’inizio dei lavori del dibattito pubblico attraverso brevi messaggi inviati per e-mail 4, due giorni antecedenti alla prima serata informativa.
Il calendario degli incontri presenta tempistiche e modalità differenti da quello che ci si poteva aspettare: orari non idonei con le esigenze lavorative delle persone, spazi non idonei a contenere una massima capienza di persone, tempi di preavviso che non permettono di organizzarsi per partecipare.
Inoltre non è stata finora organizzata una campagna di coinvolgimento della popolazione come abbiamo potuto notare invece per il primo caso di dibattito pubblico in Italia, che potesse andare oltre lo spazio virtuale del web (non accessibile a tutt*).
Alcune questioni rilevanti rispetto al coinvolgimento sono
- Come sono stati informati gli interessati ai tavoli tecnici?
- Come sono stati interessati i cittadin* da espropriare?
Al tavolo tecnico di Trento centro ad esempio c’erano solo due cittadine interessate in quanto proprietarie e il presidente di ACI. La comunicazione era stata data con una locandina appesa nell’atrio del condominio. E’ questo il modo per informare e coinvolgere le persone che verranno toccate dal progetto?
- Mancanza di un reale confronto tra sostenitori e oppositori
Luigi Bobbio all’interno del suo libro “A più voci” 5 delinea chiaramente quali sono le regole per poter gestire un reale confronto partecipativo inclusivo che sia la base della risoluzione dei conflitti.
Le regole variano da un approccio all’altro, ma ci sono alcune costanti.
Per esempio:
- fasi: i processi sono in genere strutturati in fasi, la cui successione dev’essere – grosso modo – nota fin dall’inizio;
- tempi: la durata delle varie fasi e dei singoli incontri deve essere predefinita accuratamente; non sono consigliabili riunioni che durano per ore, perdendo via via partecipanti;
- spazi: l’organizzazione degli spazi deve essere molto curata, perché l’interazione tra i partecipanti può essere favorita dalla loro disposizione; tradizionalmente l’amministrazione conosce solo due forme di organizzazione degli spazi: quella dell’assemblea/consiglio che separa i relatori dal pubblico, mettendo gli uni di fronte agli altri, e quello del tavolo di lavoro, in cui i partecipanti siedono in circolo; ma ci sono – come vedremo – molte altre disposizioni da studiare con la massima cura.
Il “principio della strutturazione” si contrappone alle dinamiche partecipative non strutturate che vengono adottate normalmente in Italia.
Quando un’amministrazione si pone il problema di confrontare le proprie scelte con il pubblico, quasi sempre ricorre alla convocazione di assemblee pubbliche (oppure: consigli comunali aperti, ecc.).
Le assemblee sono una tecnica di discussione molto “primitiva”: il proponente cerca di convincere il pubblico e spesso va incontro a contestazioni.
Le assemblee non servono a costruire una decisione, ma a registrare i rapporti di forza esistenti in quella sede.
Un vero processo partecipativo dovrebbe invece fare esattamente il contrario: ossia di sbloccare, attraverso argomenti e negoziati, i rapporti di forza esistenti 6.
In tale contesto emerge nel caso del Dibattito Pubblico in corso a Trento una strutturazione non idonea a un confronto reale e partecipativo tra le persone, ma piuttosto, come si evince sopra, gli incontri previsti sono organizzati sotto forma di assemblee nelle quali è data una limitata libertà al pubblico di potersi esprimere e di poter dialogare con l’amministrazione e il soggetto proponente.
Inoltre come si può leggere dal sito del dibattito pubblico e avendo fatto esperienza diretta partecipando agli incontri previsti ad oggi, possiamo affermare che di fatto non è prevista una reale interazione tra i cittadini e l’amministrazione.
Questi gli elementi critici:
- le comunicazioni si svolgono prevalentemente per iscritto e prevedono l’uso di un linguaggio formale;
- alle osservazioni dei cittadini vengono date risposte brevi che, nel caso non risultino esaustive, non prevedono diritto di replica;
- l’amministrazione o i tecnici si impegnano a rispondere alle osservazioni rimandando a tempi successivi, per lo più in forma scritta, ma ad oggi le risposte non sono arrivate o se sono arrivate risultano lacunose,
- si invitano i cittadin* a mandare osservazioni in spazi contingentati promettendo la pubblicazione sul sito, ma senza far sapere in che modo, da chi e con quale scopo verranno prese in considerazione,
- la sezione dedicata ai materiali inviati, denominata “quaderni” ha la seguente dicitura: “Questa pagina è dedicata agli approfondimenti che i cittadini e i portatori di interesse vorranno condividere pubblicamente, come contributo al dibattito. Inviateci il file di testo del vostro contributo, lo renderemo disponibile qui. Potete trovare il form di invio al piede di questa pagina del sito web. I contributi, per obblighi di legge, saranno raccolti fino in data 19 gennaio 2022”,
I contributi inviati sono stati pubblicati con ritardo e non in modo completo. In che modo potrà contribuire al formarsi di una posizione dei partecipanti al DP?
Alcune criticità rilevate nei singoli eventi
Il primo incontro (del 7 dicembre) si è svolto come un’assemblea aperta. Il tempo principale (1 ora e mezza) è stato utilizzato per la presentazione – non tecnica – del progetto e delle sue presunte opportunità. A cui ha fatto seguito un intervento programmato di un comitato di cittadin* che ha presentato la sua idea alternativa di tracciato dell’opera. Una mezz’ora è stata utilizzata per rispondere (in modo molto parziale) alle numerosissime domande (che potevano essere poste in chat, ma non erano visibili ai partecipanti alla teleconferenza, ma solo ai proponenti e che venivano riorganizzate per temi e fatte scorrere molto velocemente sullo schermo della stanza fisica).
Un’ultima mezz’ora ha lasciato spazio a interventi di persone che si sono prenotate per intervenire e che hanno posto numerose obiezioni al progetto, evidenziando criticità e pericolosità dell’opera.
Modalità di gestione degli incontri come queste non consentono alcuno sviluppo di tipo dialogico. Permettono di affermare posizioni, anche critiche o difendere degli interessi, ma non di ridefinirli nel contesto decisionale.
L’approccio consensuale che dovrebbe ispirare il Dibattito Pubblico deve assumere invece come aspetto centrale proprio la possibilità di trasformare, attraverso il confronto, la natura delle poste in gioco.
Altre criticità rilevate dai partecipanti alle serate pubbliche
- difficoltà o inefficienze tecniche: il collegamento da remoto era poco efficace e gli interventi erano talvolta faticosi da seguire, o distrubati
- solo chi era in sala e non da remoto poteva percepire le reazioni di chi era in sala (applausi e commento venivano silenziati),
- alcuni interventi critici di cittadin* in sala non sono stati registrati e quindi non sono più disponibili
- le domande fatte online durante le serate sono state interpretate e non riportate per intero.
- grave che i tecnici non siano interventi in presenza
- la divisione degli argomenti sulle diverse serate, come è stato fatto, per due ragioni:
- il progetto integrato non è nel progetto presentati da RFI e non è una sua committenza
- ha impedito di discutere le questioni generali critiche e in particolare le proposte alternativel
- alcune serate non hanno dato spazio alle posizioni critiche (a Gardolo interventi critici si sono potuti fare dopo le 24.00)
- in occasione dell’incontro del 15 dicembre a Mattarello l’assessore Facchin ha dichiarato che il Comune aveva chiamato personalmente gli interessati agli espropri. Tuttavia è certo che un cittadino la cui casa si trova in prossimità dell’uscita progettata per la galleria al 15/12 non era ancora stato informato
ALTRE QUESTIONI IMPORTANTI
- Ruolo tecnico e ruolo politico.
Ci si chiede perché sindaco e presidente della PAT, si siano seduti al tavolo dei relatori e non in sala, se lo scopo delle serate era informare, rispondere alle domande e ascoltare le posizioni critiche sul progetto tecnico operativo
- Tecnici specialisti? L’impressione che hanno lasciato gli interventi dei “tecnici” che si sono espressi per lo più da remoto è di un preoccupante pressapochismo (verificato da alcuni cittadini che hanno evidenziato errori nel progetto tecnico operativo) e di una significativa mancanza di conoscenza del territorio e delle sue criticità
- Di chi sarà la responsabilità del danno?
Nessuno si prende la responsabilità dei danni che il cantiere e l’opera porteranno ai cittadini: i tecnici di RFI tengono conto delle conseguenze sull’opera e chi tiene conto dei danni per l’ambiente?
Di fronte a queste domande il sindaco ha alzato le mani…
- La mancanza di alternative da valutare con pari dignità
Nonostante si sia più volte detto che uno degli obiettivi fosse quello di valutare anche le alternative, a parte un limitato spazio dato alla proposta di realizzazione dell’opera in destra Adige, di fatto non sono mai confrontate a pari dignità proposte alternative all’opera progettata da RFI.
L’opzione zero è stata avanzata solo in alcuni interventi e ad essa non è stata garantita dignità (in termini di spazio e tempo di presentazione ai partecipanti al DP)
SE L’OPERA È DECISA, DI CHE “DIBATTITO PUBBLICO” STIAMO PARLANDO?
Affermazioni espresse dall’ing Romeo durante gli incontri del tipo “Tanto si farà”, “La popolazione trentina ha capito che l’opera ci vuole” rendono piuttosto evidente che i margini di discussione sono di fatto pari a zero.
La sensazione di chi ha partecipato e che le decisioni siano già state prese e gli incontri servissero a provare a far calare dall’alto quelle decisioni e cercare di costruire e raccogliere consenso.
Una tale modalità non può che scoraggiare la partecipazione.
UN TENTATIVO DIVERSO DI PARTECIPAZIONE (DAL BASSO)
I metodi inclusivi si basano sempre su riunioni di piccoli gruppi (diciamo dalle 5 alle 20 persone) in cui le persone non hanno l’obbligo di fare degli interventi strutturati, ma possono limitarsi a esprimere il loro pensiero in poche parole, controbattere a quello che dicono gli altri, prendere la parola più volte nel corso della stessa sessione, interrompersi a vicenda.
Assemblea popolare – Acquaviva – 28 novembre 2021
Prima che il dibattito pubblico iniziasse è stata proposta un’assemblea popolare volta ad aprire un confronto aperto e critico sull’opera, con una agenda divisa in due parti.
Una prima parte informativa in cui dieci voci diverse hanno evidenziato le criticità del progetto tecnico pubblicato e le proposte alternative all’opera, e una seconda parte in cui a tutti i partecipanti, divisi in gruppi di 8-10 persone, è stata data parola su due domande: “come sto e cosa penso dell’opera?”.
Si sta provvedendo alla raccolta e pubblicazione dei materiali della prima parte.
In particolare questi sono stati i temi affrontati nella prima parte (durata 2 ore e mezza)
- Il progetto presentato da RFI e disponibile sul sito – Andrea Pugliese
- Le criticità evidenziate dalla Circoscrizione Centro st/Piedicastello – Claudio Geat
- Le criticità evidenziate dalla Circoscrizione Mattarello – Alessandro Nicolli
- La preoccupazione del Comune limitrofo, Besenello – Cristian Comperini
- Intervento delle istituzioni proponenti il progetto, se accolgono l’invito Non è stato fatto perché non sono intervenute
- Questione di (non) partecipazione: dubbi e critica alle modalità adottate – Lorenza Erlicher
- Le criticità e le proposte della Rete dei cittadini – Franco Zadra
- Questioni idrogeologiche – Stefano Mayr
- Le criticità delle aree inquinate Trento Nord/ex Sloi – Elio Bonfanti
- Riflessioni sui trasporti merci e sull’utilità dell’opera per il trasporto intermodale – Claudio Campedelli
- Le criticità sul lavoro che l’opera porterebbe – Gabriella Piccoli/sindacato SMB
- Questione di priorità delle risorse del PNRR – Comitato No Tav Trento
- Se questa è l’opera, è necessario mobilitarsi – Collettivo Refresh
La seconda parte è stata strutturata secondo un metodo inclusivo di “ascolto attivo” e ha previsto la divisione in piccoli gruppi di lavoro (8-10 persone), in cui le persone non avevano l’obbligo di fare interventi, ma potevano limitarsi a esprimere il loro pensiero in poche parole rispondendo a una prima domanda generatrice “Come stai rispetto all’opera? Cosa pensi?”.
In tal modo le persone presenti si sono sentite a loro agio nell’esprimere anche i propri sentimenti più intimi confrontandosi realmente con persone a volte sconosciute.
Le percezioni emotive emerse sono diverse e a nostro avviso fondamentali per comprendere lo stato attuale del dibattito:
Percezioni emotive
- depressione
- frustrazione “impotenza e frustrazione (non ci si può far nulla)”
- arrabbiatura “più arrabbiato: ovunque vada sento parlare di devastazione di territorio con le stesse modalità”; “arrabbiato per la scarsa considerazione verso le persone e fiduciosa nella nascita di una mobilitazione dal basso” “arrabbiato per non essere mai stato ascoltato” “arrabbiato, ma non sorpreso, istituzioni semplici garanti di interessi economici, non degli interessi delle persone” “arrabbiata, la logica e l’intelligenza non prevalgono e chi porta avanti una lotta viene marginalizzat*” “furibondo e incredulo”
- “dal punto vista umano è devastante”
- confusione sul progetto
- allarme per l’impatto ambientale
- “non pensavo che succedesse”
- poca fiducia nelle istituzioni “sentirsi “fregati”
- preoccupazione “preoccupato per le zone inquinate di Trento nord” “critico e preoccupato” “preoccupata e delusa dall’ente pubblico preoccupazione per progetti senza il coinvolgimento delle persone”
- misto tra preoccupazione, arrabbiatura, disillusione
- disagio (anche green washing)
- delusione (per mancata partecipazione)
- disillusione (anni di aiuti a grandi opere ma nessuna utile ai comuni cittadini)
- paura di essere sola
- sensazione di assedio
- distanza tra bisogni della popolazione e le scelte politiche
- malessere
- violentata
- rabbiosa impotenza
- basita
- senso di responsabilità sulla tutela del territorio
- volenteros*
- pres* bene
- mi dà fiducia, gioia e gratitudine la partecipazione di oggi
- meglio: ho sentito persone preparate e mi sento protetta
- mi fido delle valutazioni critiche fatte e sono comprensibili
- rassicurata dall’andamento dell’assemblea e della alternative
- fiducia nella risposta dal basso
- voglia di opporsi
- necessità di opporsi
Posizioni emerse sull’opera dai partecipanti nelle seconda parte (1 ora e mezza):
- È un’opera estranea all’identità trentina
- È un’opera di sfruttamento neo liberista
- È un’opera da fermare, meno male che qualche sindaco è della stessa opinione
- Non si usano soldi pubblici per interessi privati
- Non s’ha da fare
- Solo la caduta del capitalismo potrà fermare l’orrore che la comunità subisce
- Inutilità e dannosità dell’opera
- Contraddizione del progetto e carenze, e nessuna valutazione dell’energia consumata
- È poco o del tutto assente la considerazione del contadino
- Gli interessi delle grandi opere non portano benefici alla popolazione, ma solo disagi
- Si inseguono soluzioni costose al problema e non soluzioni più semplici pure possibili
- La storia si ripete (nell’opera rivedo una dinamica conosciuta)
- È assurdo parlare di un progetto pensato 30 anni fa
- Sento molto il tema Sloi: sono contraria al progetto. Una trasformazione di Trento nord non la vedo negativamente, ma non saprei come
- Mi chiedo se sia indispensabile e se ci siano alternative
- Impatto ambientale e fonti idriche in pericolo: il progetto è datato
- C’è qualcuno che impone un’idea di progresso senza domandarsi cosa vuole chi abita il Trentino
- Destra o sinistra Adige è un rimbalzarsi la palla: non si deve fare
- Il piano B non ci dovrebbe essere, è un posticipare i problemi e spostarli per trovarli di nuovo, però bisogna restare uniti contro il progetto!
- Spostare il progetto in destra Adige non è una soluzione. L’unica opzione è la zero
Alla fine della seconda parte si è infine chiesto ai partecipanti di proporre azioni conseguenti con il desiderio di mettere in discussione e opporsi all’opera.
Sulle numerose proposte è stata avanzata una modalità attiva di espressione della propria posizione che ha permesso di visualizzare le diverse posizioni ed esprimere le motivazioni della scelta.
Nonostante il freddo (l’assemblea si è svolta all’aperto per ridurre i rischi del Covid19), l’assemblea è stata molto partecipata.
Sono state presenti circa 250 persone, di cui circa 80 sono rimaste anche nella seconda parte (fino alle ore 18.00, ora di chiusura dell’incontro).
CONCLUSIONI
In conclusione, possiamo far emergere come le pratiche adottate finora dall’attuale dibattito pubblico sono tutte volte a un ascolto passivo della popolazione e non attivo 7.
Inoltre la mancanza di dibattito reale e di confronto porta a una strumentalizzazione vera e propria della parola “partecipazione” e del “coinvolgimento della popolazione”.
Alcune domande aperte
- Come e con che strumenti si intende rilevare le varie percezioni e posizioni riguardo al tema emergente?
- Come si riuscirà a creare pratiche di ascolto attivo e di confronto tra i cittadin*?“
[1] Cfr Antonio Florida “La Democrazia Deliberativa: teorie, processi e sistemi” cap.3 Carrocci Editore
[2] Cfr https://www.grondadigenova.it/la-gronda-di-genova/il-dibattito-pubblico/
[3] Cfr https://www.dpcirconvallazioneferroviariatrento.it/dibattito-pubblico/
[4] “Il Dibattito per la Circonvallazione Ferroviaria si apre il 6 dicembre 2021, con la presentazione e pubblicazione del Dossier di progetto, e termina il 3 febbraio 2022, con la presentazione della relazione conclusiva. Il sito web del progetto di dibattito pubblico è https://www.dpcirconvallazioneferroviariatrento.it/ E’ possibile visionare il calendario degli incontri pubblici nella sezione Partecipa del sito web del progetto.”
[5] Cfr Luigi Bobbio “ A più voci” Edizioni Scientifiche Italiane, ed Cantieri
[6] Cfr Luigi Bobbio “ A più voci” Edizioni Scientifiche Italiane, ed Cantieri
[7] L’idea dell’ascolto attivo, diffusa in Italia da Marianella Sclavi, nasce dalla riflessione degli antropologi che si sono interrogati su come arrivare a una comprensione reciproca tra persone appartenenti a culture diverse, che partono da premesse implicite (non chiare neppure a ciascuna di esse) molto distanti tra di loro.M. Sclavi, L’arte diascoltare e mondi possibili,Milano, Bruno Mondadori, 2003.