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“Così garantiamo il diritto all’acqua”: i progetti della cooperazione trentina

L’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 chiede di garantire la “disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua”. In Trentino ci sono associazioni che, come Solidarietà Vigolana e Acav, lavorano per facilitare l’accesso all’acqua nei Paesi in via di sviluppo perché “l’acqua è salute e la salute porta felicità”.

Solidarietà Vigolana è attiva dal 2010 con sei progetti di acquedotti in Etiopia, a 400 km da Addis Abeba

Una risorsa che ad alcuni pare accessibile, mentre per altri è un miraggio lontano magari chilometri. Anche in Trentino ci sono alcune realtà attive nell’ambito della cooperazione internazionale che lavorano all’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che chiede di “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie”.

Solidarietà Vigolana: “l’acqua è salute, la salute porta felicità e quindi voi ci avete portato la felicità”

L’associazione Solidarietà Vigolana ha attivato sei progetti in Etiopia, nella regione del Gurage, su un altopiano a circa 400 chilometri da Addis Abeba. “Acqua ce n’è – spiega Stefano Vernuccio, presidente dell’associazione – il problema è che, nel 2010, quando abbiamo avviato i primi progetti, le sorgenti d’acqua pulita erano abbastanza lontane dai villaggi e quella che arrivava vicino alle capanne era sporca, per cui si rischiavano problemi intestinali e infezioni alla faccia e agli occhi. Per recuperare l’acqua, quindi, le persone – soprattutto mamme e bambini – dovevano fare ore e ore di cammino con le loro taniche gialle. E i bambini non andavano a scuola perché dovevano prendere l’acqua”.

Il primo acquedotto finanziato da Solidarietà Vigolana è quello di Burat. “Non abbiamo mai costruito pozzi – spiega Vernuccio – ma abbiamo sempre cercato delle sorgenti da incanalare per portare l’acqua il più vicino possibile ai villaggi con la semplice forza di gravità, dato che lavoriamo su un altopiano. Si tratta di operazioni abbastanza semplici dal punto di vista tecnico”. 

Oltre all’acquedotto di Burat, ne sono stati realizzati uno a Girar (2011), uno a Awuyatye (2012), uno a Yewezhe e uno ad Amure (2015). “Era sempre prevista anche la costruzione di una cisterna per la raccolta dell’acqua, che si accumulava in modo da poter garantire un flusso regolare – prosegue Stefano Vernuccio -. Oltre alla cisterna, veniva realizzata anche una fontana al centro del villaggio, come quelle che c’erano anche da noi una volta. Per gestirla vengono istituiti dei comitati che la aprono due volte al giorno, di solito la mattina e la sera, e decidono le tariffe. Ogni famiglia ha diritto a un certo quantitativo d’acqua, per la quale deve pagare una piccola quota che garantisce la gestione e la manutenzione dell’acquedotto”. 

Negli anni Solidarietà Vigolana ha realizzato, con l’aiuto del segretariato tecnico della diocesi di Emdibir, 58 chilometri di tubazioni, 58 fontane e 8 cisterne, per un totale di 6 progetti legati all’acqua, l’ultimo dei quali si è concluso nel 2019. “Ogni volta che viene inaugurato un pozzo si fa una grandissima festa che riunisce tutta la popolazione – dice Vernuccio -; una volta un anziano del paese ci ha detto che ‘l’acqua è salute, la salute porta felicità e quindi voi ci avete portato la felicità’”. 

Acav: dall’”asta delle bottiglie” all’acqua nel campo profughi di Rhino, nel nord dell’Uganda

Acav ha come mission lo sviluppo di progetti su acqua ed igiene: ora si concentra nel garantire questo diritto soprattutto nelle scuole

L’acqua e l’igiene sono il cuore della missione di Acav (Associazione Centro Aiuti Volontari), che lavora in Africa Subsahariana, e in particolare in Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. Oltre alle attività in loco, Acav cura anche dei percorsi di formazione per le scuole del territorio, per spiegare ai bambini l’importanza dell’acqua, una risorsa che spesso si dà per scontata. “Assieme a GTV – spiega Angela Coslop, responsabile della comunicazione di Acav – stiamo portando avanti un progetto che si chiama OSServando il mondo, che si concentra sugli obiettivi di sviluppo sostenibile legati all’acqua e all’igiene, all’istruzione di qualità e alla fame zero”. Il percorso  ha coinvolto l’Istituto Comprensivo Trento 4, con le scuole Madonna Bianca, Winkler e Clarina. È stata organizzata, per esempio, un’asta delle bottiglie. “Domandavamo ai bambini quanta acqua serve per compiere determinate azioni – dice Coslop – e loro dovevano scegliere un numero di bottiglie. Per tirare lo sciacquone del bagno, per esempio, ci vogliono 8 litri d’acqua”. I bambini riflettono anche sul consumo d’acqua, che in Italia è di 235 litri al giorno, mentre in Vietnam di 68 litri e in Uganda di 20-15 litri. 

Acav porta avanti anche dei progetti nelle scuole trentine per sensibilizzare i più piccoli sugli obiettivi di sviluppo sostenibile

Dal 2017, Acav è attiva nel campo profughi di Rhino, nel nord dell’Uganda. “Il Paese ha accolto un milione e mezzo di profughi dal Sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo, e le persone continuano ad arrivare perché, specialmente in Sud Sudan, la situazione non è ancora stabile – spiega Coslop -; nel campo di Rhino abbiamo costruito una scuola e offerto corsi di formazione, e ovviamente abbiamo costruito tanti pozzi. Adesso ci occupiamo più che altro della loro manutenzione”. 

L’attività di Acav, ora, si concentra sulle scuole. “Le strutture hanno bisogno di avere un pozzo funzionante – commenta Coslop -: il 50 per cento delle scuole africane, secondo l’Oms, non ha accesso all’acqua. Ci stiamo concentrando quindi sul portare l’acqua nelle scuole, che sono rimaste chiuse per 2 anni durante la pandemia. Nel primo periodo il governo dava istruzioni ai bambini tramite la radio e la televisione, mentre gli insegnanti andavano di casa in casa a fare le lezioni e a portare i compiti ai bambini. Da giugno dell’anno scorso a gennaio di quest’anno, invece, non ci sono stati aiuti”. 

I progressi, in dieci anni, si vedono: “Abbiamo visto una diminuzione delle malattie legate all’acqua”

A Koboko, sede operativa di Acav in Uganda, in dieci anni sono stati riabilitati più di 200 pozzi. “L’acqua insalubre è la causa di morte più frequente nei bambini fino ai cinque anni – conclude Angela Coslop -, ma negli anni, mentre l’accesso all’acqua aumentava, abbiamo visto una diminuzione delle malattie legate all’acqua”. 

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