Caro energia, una via è la condivisione: le comunità energetiche
Romano Stefani di Dolomiti Energia e Laura Borsieri del Cedis hanno parlato di comunità energetiche nel corso di un incontro promosso a Tenna da L’Ortazzo. Stefani ha presentato i benefici delle CER e dell’autoconsumatore collettivo, mentre Borsieri ha parlato di Riccomassimo, dove è nata la prima CER del Trentino
È ormai da mesi che le bollette sono aumentate vertiginosamente. La guerra in Ucraina ha dato un’ulteriore spinta a un trend che già si osservava da quando il periodo più duro della pandemia è terminato: l’economia è ripartita e con lei la richiesta di gas e il suo prezzo.
Si è parlato di comunità energetiche a Tenna in un incontro organizzato il 4 aprile da L’Ortazzo, che sta portando avanti le serate de “I LunAdì”. Ospiti dell’incontro, moderato da Walter Nicoletti, Romano Stefani di Dolomiti Energia e Laura Borsieri del Cedis di Storo. Le comunità energetiche sono uno strumento previsto dalla legislazione europea poi recepito a livello italiano tramite il decreto Milleproroghe. Oggi sono una decina, ma l’obiettivo, complici i 2,2 miliardi di euro messi a disposizione a livello nazionale dal PNRR, è che di qui a cinque anni ne nascano 40mila in tutto il Paese.

Perché si parla di comunità energetiche? “Anzitutto perché contribuiscono alla transizione verso le rinnovabili”
“L’Unione Europea si è data l’obiettivo di abbandonare le fonti fossili, che sono la causa del caro energia, entro il 2070 – ha esordito Romano Stefani, direttore mercato di Dolomiti Energia spa -. Sganciarsi in tempi più o meno brevi da queste fonti, quindi, vuol dire rendersi anche più liberi dal costo energetico che grava su famiglie e imprese”.
Le comunità energetiche sono uno strumento prezioso in questo senso, perché ruotano attorno alle energie rinnovabili. “Realizzare una comunità energetica vuol dire andare a costruire piccoli impianti in prossimità dei consumatori – ha spiegato Stefani –, che è ciò che succede con gli impianti fotovoltaici realizzati da molte famiglie italiane. Il limite del fotovoltaico è che l’energia prodotta viene destinata solo a quella famiglia: non è un’energia condivisa, come nel caso della comunità energetica”.
Dolomiti Energia commercia esclusivamente fonti rinnovabili, e si è fatto promotore delle comunità energetiche. “Ad oggi – ha detto Stefani – la quantità di energia rinnovabile che viene prodotta corrisponde circa al 35-40% dei consumi”.
Le CER e l’autoconsumatore collettivo, il “condominio”
Sono due le tipologie di comunità energetiche, che a maggio di quest’anno potranno vantare un quadro normativo completo rispetto a quello previsto nel decreto Milleproroghe del 2020. La prima è la CER e il secondo è l’autoconsumatore collettivo, che coincide con il “condominio” non solo in senso giuridico: come ha spiegato Borsieri, basta che ci sia una casa di due piani e con due appartamenti intestati a persone diverse perché si parli di “condominio”.
Perché la comunità energetica venga costituita, ha detto Stefani, “serve un referente e serve anche un proprietario dell’impianto, che può coincidere con la comunità energetica ma può anche essere un soggetto terzo che decide di cedere energia alla comunità energetica, la quale a sua volta la cede poi ai partecipanti”. La comunità energetica è costituita, nel caso dell’autoconsumatore collettivo, dalla stessa assemblea dei condomini; nel caso della CER, invece, la formula più semplice è quella dell’associazione.
“Gli impianti che si usano per la comunità energetica – ha spiegato Stefani – devono essere entrati in funzione dopo marzo 2021: questo perché lo scopo della normativa è quello di incentivare nuovi impianti per far sì che il nostro Paese vada incontro all’autosufficienza energetica da fonti rinnovabili”.
L’incentivo sull’energia condivisa: 110 euro ogni mille Kilowattora
Il vantaggio delle comunità energetiche è l’incentivo sull’energia condivisa, oltre alla transizione alle energie rinnovabili, come è stato spiegato nella serata di Tenna. “Si parla – ha detto Stefani – di 110 euro ogni mille Kilowattora, che non è poco se si considera l’aumento del costo dell’energia, passato in questo periodo da 50-60 euro a Megawattora a più di 500 euro a Megawattora. Le persone che fanno parte della comunità energetica godono di quest’incentivo per 20 anni”.

L’esperienza di Riccomassimo, la prima CER del Trentino
È nata a Riccomassimo, una frazione del Comune di Storo, la prima comunità energetica del Trentino. Ha parlato di quest’esperienza Laura Borsieri del Cedis di Storo, una cooperativa elettrica nata nel 1904 per la produzione di energia rinnovabile e l’autoconsumo. “Come Cedis – ha spiegato Borsieri – ci siamo proposti per un bando di RSE e abbiamo individuato Riccomassimo come borgo ideale per costituire una comunità energetica. Perché prima di tutto perché è una vera e propria comunità: nonostante sia un paesino di 53 abitanti, è ancora vivo: basti pensare che ci sono 14 bambini e ragazzi a Riccomassimo”. La rappresentante del borgo ha subito accettato entusiasta l’idea, che ha fatto girare sul gruppo WhatsApp dove ci sono tutti gli abitanti del paese. “A gennaio 2021 – ha proseguito Borsieri – abbiamo individuato la copertura individuale per l’impianto fotovoltaico, che ci è stata concessa in comodato d’uso gratuito dal Comune. Nel marzo 2021 abbiamo realizzato l’impianto, che è entrato poi in funzione il 23 aprile dello stesso anno”.
La comunità energetica di Riccomassimo è diventata un’Aps, “La buona fonte”, alla quale partecipano 26 famiglie. “Si tratta – ha spiegato Borsieri – della prima associazione del paese, che aveva già in mente l’idea di fondarne una per costruire un parco, organizzare serate culturali e momenti di pulizia del borgo. La CER è stata la miccia che ha fatto sì che l’associazione prendesse vita”.
L’impianto fotovoltaico è stato realizzato in qualità di produttore terzo dal Cedis, che lo mette a disposizione della comunità energetica. “Non abbiamo voluto entrare a far parte dell’Aps – ha specificato Borsieri – per garantire indipendenza all’associazione”. L’inaugurazione è stata il 21 luglio del 2021, dopo la registrazione sul portale del GSE. “Si tratta di un piccolo impianto – ha aggiunto Borsieri -, 18 Kilowatt di picco quando in una casa normalmente se ne hanno 3. Però per noi è stato un modo per sperimentare”.
Come viene usato l’incentivo dell’energia condivisa? “Una piccola parte – ha spiegato Borsieri – viene data al Cedis per la condivisione dell’impianto. Il resto è reimpiegato sul territorio, ma si può anche decidere di suddividerlo in base all’autoconsumo dei clienti finali per diminuire il costo dell’energia per le singole famiglie”. Nel caso in cui l’impianto non sia stato realizzato da un soggetto terzo, l’incentivo rimane in toto alla comunità energetica. “Il Cedis – ha concluso Borsieri – ha installato anche un punto di accumulo dell’energia solare e un punto di ricarica per bici elettriche”.