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“Né qui né altrove”, due giorni contro il bypass ferroviario

Il Comitato No Tav Trento invita la popolazione a due giornate di assemblee, discussioni e festa ad Acquaviva (Mattarello), dal 24 al 26 giugno, per dire "no" al progetto del bypass ferroviario. Il 31 maggio il Ministero per la Transizione ecologica ha espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale della circonvallazione di Trento, ponendo 10 prescrizioni che, secondo i No Tav, dimostrano che "il progetto è carente".

“La storia della Sloi ci insegna che fu la rabbia degli abitanti a costringere il sindaco a chiudere la fabbrica dopo la scampata esplosione del 1978. Lo stesso sforzo collettivo serve oggi per la tutela delle acque della Marzola, della terra di Mattarello, delle case di San Martino, del versante franoso della Collina Est, oltre che della salute di tutti e tutte noi”.

Con queste parole il Comitato No Tav Trento invita la popolazione a due giornate di assemblee, discussioni e festa ad Acquaviva (Mattarello) tra venerdì 24 e domenica 26 giugno “per costruire insieme un’opposizione efficace” al progetto della circonvallazione ferroviaria di Trento.

Il 24 e il 25 giugno due giorni per discutere sul progetto del bypass ferroviario (“Né qui Nné altrove”) organizzati dai No Tav

Solo qualche settimana fa – il 31 maggio – il Ministero della Transizione ecologica esprimeva un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto di fattibilità del bypass ferroviario. Dieci le condizioni poste dal Ministero come prescrizioni per la realizzazione del progetto.

“La comunicazione istituzionale – denuncia il Comitato No Tav Trento – continua a essere falsata e fuorviante e in questo caso è servita a presentare l’opera di fatto come già approvata e, in ulteriore salto logico in avanti, ineluttabilmente realizzata”.

Secondo il Comitato, “lo scopo è scoraggiare gli oppositori, sopire i dubbi dei critici e invitare tutti alla rassegnazione”.

Il Comitato No Tav Trento contesta anche il racconto che, in queste settimane, è stato fatto del parere del Ministero della Transizione ecologica. “È vero: la Commissione Tecnica PNRR PNIEC ha espresso un parere favorevole circa la V.I.A. della circonvallazione AC/AV di Trento”, ammette il Comitato, che però aggiunge: “C’è poco da esultare, soprattutto per chi abita in questa città”.

Secondo i No Tav ci sarebbe poco da esultare anche per i promotori del progetto del bypass ferroviario. “Nella valutazione di impatto ambientale – dicono – sono presenti alcune ‘prescrizioni’ che se i realizzatori dell’opera esaminassero con onestà intellettuale, come farebbe chiunque abbia a cuore il bene, la salute e l’interesse di tutte e tutti noi, non potrebbero che condurre a constatare l’irrealizzabilità dell’opera. Ma sappiamo anche che un finanziamento da 930 milioni di euro è una promessa capace di fare miracoli, così da trasformare in opera necessaria, fattibile e sostenibile, ciò che è inutile, impraticabile e ambientalmente devastante”.

Il Comitato No Tav Trento lamenta anche che “nessuna delle ‘condizioni strutturali’ che il sindaco Ianeselli e il Consiglio Comunale nel suo insieme avevano elaborato sono state inviate da RFI alla Commissione per la V.I.A.”.

“Quindi – aggiunge – non sono state neppure esaminate e valutate. In extremis, una lettera della commissaria governativa per l’opera, Laura Firmi, sembra indicare che invece in conferenza tali prescrizioni del Comune verranno recuperare per essere stravolte! Così il cantiere pilota per verificare le possibilità tecniche dell’intervento sulle aree inquinate è diventato un semplice scavo pilota (tanto innocuo per RFI quanto pericoloso per gli abitanti di Trento) per decidere in che modo attuare un passaggio su quelle aree che si dà per scontato”.

I No Tav si spenderanno perché le modifiche al progetto – “le prescrizioni comunali ritoccate” – vengano sottoposte alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) e alle osservazioni dei cittadini. “Sono questioni su cui daremo battaglia – spiegano – perché le modifiche hanno grande rilevanza sull’impatto ambientale dell’opera. Basti pensare, ad esempio, che il prolungamento verso nord della galleria artificiale previsto sotto il cavalcavia dei caduti di Nassirya aumenterebbe molto i volumi di materiali inquinati da movimentare. Così come l’allargamento del tracciato sotto la Marzola (impropriamente denominato ‘cameroni’) ha delle evidenti implicazioni idrogeologiche, sia in termini di risorse idriche intercettate, sia a livello dell’interferenza con la paleo-frana”.

In primo piano, poi, la questione dell’ex Sloi e Carbochimica. “La commissione – prosegue il Comitato No Tav Trento – nella sua valutazione chiede la caratterizzazione e la gestione dei terreni movimentati nei siti drammaticamente inquinati con piombo tetraetile della ex Sloi e Carbochimica. Questo mostra che la commissione non ha creduto alla criminale ‘furbata’ di RFI che continua a negare che le terre sotto la ferrovia esistente siano inquinate e quindi mortalmente pericolose, se movimentate senza le necessarie tecniche e cautele. Una striscia di terra che passa fra due delle aree più inquinate al mondo, come può essere esente da piombo tetraetile solo per il fatto di essere, sulle carte del geometra di RFI, fuori dai confini della Sloi e della Carbochimica? Lo diciamo da mesi, lo ha detto l’Appa di Trento, adesso anche la commissione: quei terreni sono inquinati, pericolosi, vanno trattati con tecnica confinata e il materiale portato in discariche speciali. Aumentano i costi, aumentano i tempi. Ma non basteranno certo delle prescrizioni, sebbene sulla carta vincolanti, a disinnescare la fame di profitto della macchina del TAV, se non si opporrà la popolazione”.

Le prescrizioni della commissione riguardano rumore, qualità dell’area, acque superficiali e sotterranee. “Fino ad ora che studi ha fatto RFI?”, attacca il Comitato No Tav Trento, che pone anche il problema delle tempistiche per la realizzazione dell’opera. “I tempi di realizzazione – dice – non sono congrui con quelli previsti per le opere inserite nel PNRR, dato che i lavori propedeutici e anticipati sono inseriti prima dell’appalto dell’opera stessa”.

“Chi realizzerà questi lavori”, chiedono i No Tav. “Questa evidente forzatura dei tempi di realizzazione, che quindi andranno ben oltre il 2026 previsto dal PNRR, non è solo un’ipoteca pesante per una città in cui si prevedono 50 ettari di cantieri, ma maschera il fatto che ad avvenuto sforamento dei tempi a pagare sarà, come sempre in queste grandi opere, la finanza nazionale e locale. Ovvero i soldi sborsati dai lavoratori e sottratti alla sanità, alla scuola, alle pensioni eccetera”.

La commissione non ha bocciato il progetto nonostante le prescrizioni presentate siano, secondo il Comitato No Tav Trento, la dimostrazione che “il progetto è carente dal punto di vista ambientale sotto moltissimi profili”.

I No Tav mettono in guardia anche sulla “messa in sicurezza” dell’area ex Sloi e Carbochimica: TIM srl, proprietaria dei terreni, avrebbe proposto ad enti pubblici, proprietari e RFI “una bella copertura di cemento per tutta l’estensione delle aree inquinate, sopra le quali finalmente realizzare parcheggi, edifici, enormi tettoie fotovoltaiche, persino un palazzo da 15 piani”.

“La bonifica – attacca il Comitato No Tav Trento – è antieconomica, per i loro profitto, e ci vorrebbe molto tempo, mentre i soldi li vogliono tutti, maledetti e subito. TIM dice che ha informato di questa proposta, pericolosissima per la salute di tutti noi, Provincia e Comune. I quali, guarda caso, per un verso tacciono, per altro verso si danno da fare… Così la recentissima legge provinciale n. 4/2022 indica proprio le aree Sloi e Carbochimica come possibili luoghi dove ospitare impianti e centrali fotovoltaiche, come nel progetto di TIM. E non è un caso neppure che nelle ultime settimane il sindaco, nelle sue dichiarazioni, usi i termini ‘bonifica’ e ‘messa in sicurezza’ come sinonimi, laddove solo la prima prevede il disinquinamento. Siamo al palese e ignobile tentativo di coprire sotto una colata di cemento non solo i veleni, ma anche la verità e la tragica storia di quei luoghi”.

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