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Tatawelo: un esempio di promozione dell’economia solidale

Dal 2003 la cooperativa Tatawelo sostiene le comunità zapatiste in Messico commercializzando il caffè prodotto da loro, nel nome dell’autonomia economica e sociale e dello sviluppo sostenibile.

Dal 2003 la cooperativa Tatawelo sostiene le comunità zapatiste in Messico  commercializzando il caffè prodotto da loro, nel nome dell’autonomia economica e sociale e dello sviluppo sostenibile.

di Silvia Kasperkovitz

“Che cosa e chi c’è dietro al tuo caffè?”. È stata questa domanda che ha guidato la presentazione dell’ associazione e del progetto Tatawelo al Centro civico Oltrefersina a Trento. A rispondere alla quarantina di partecipanti all’evento sono stati Dulce Chan Cab, presidente, e Walter Vassallo, consigliere

La serata, organizzata e promossa dall’emporio di comunità Edera (https://edera.coop/ ), è stata un’occasione non solo per presentare il progetto Tatawelo (la sua missione, i suoi principi, i suoi membri) alla cittadinanza, ma per parlare più in generale di sostenibilità, agricoltura che fa bene a noi e al Pianeta e, appunto, di caffè. Dopo aver sorseggiato un caffè di benvenuto, i presenti hanno ascoltato la testimonianza dei due ospiti.

Il caffè, lo sappiamo, è una delle bevande più amate dagli italiani. Ma dietro la saporita bevanda che ci dà le energie per affrontare la giornata, si nasconde purtroppo spesso una storia di sfruttamento delle persone e dell’ambiente. Il caffè viene infatti coltivato soprattutto in Sudamerica, ma anche nel sud-est asiatico e in Africa.

Negli ultimi anni, in nome della sostenibilità, le principali multinazionali del caffè hanno promosso l’uso di certificazioni che certificano il fatto che il caffè sia raccolto in maniera solidale, nel rispetto dell’ambiente, e che contemporaneamente si investi denaro in progetti locali per lo sviluppo delle comunità agricole. Nella realtà, purtroppo, questo avviene di rado, e alla fine gli agricoltori rimangono vincolati alle scelte spesso controverse delle multinazionali.

Consci di queste dinamiche, nel 2003 viene creato il progetto Tatawelo. Esso nasce dalla sinergia tra diverse organizzazioni solidali in Italia e le comunità zapatiste nel Chiapas, lo stato nel sud-est del Messico che produce oltre il 40% del caffè messicano. Come ha raccontato Dulce, da qualche anno le comunità della regione sono riuscite a ritagliarsi uno spazio per coltivare autonomamente le piantagioni di caffè secondo le tradizioni agricole dei loro antenati (“Tatawelo” in lingua maya significa proprio nonno, antenato). In Chiapas, infatti, il caffè cresce all’ombra della foresta, senza l’uso di prodotti chimici, e nel rispetto dei tempi naturali di maturazione del chicco di caffè. La raccolta e la selezione dei chicchi migliori avvengono poi a mano. Tutto ciò è completamente all’opposto della più diffusa tecnica di coltivazione a filari che contribuisce al disboscamento.

Il pilastro economico dell’associazione Tatawelo è rappresentato dal prefinanziamento. Il progetto, infatti, si fonda su una rete di consumatori consapevoli che contribuisce economicamente al progetto acquistando una certa quantità di caffè in anticipo, il quale verrà consegnato nell’estate successiva. Un altro mezzo per finanziare il progetto è acquistando direttamente un pacchetto di caffè, dove viene riportata chiaramente la voce “quota progetto”, ovvero il contributo solidale netto.

Infine, Tatawelo si basa sulla trasparenza del prezzo. Sulle confezioni e sul sito, infatti, vengono riportate le voci che costituiscono il prezzo finale della confezione, tra cui: il prezzo al produttore (che rappresenta la quota più grande), i costi legati al trasporto, gli oneri finanziari, la promozione, e la distribuzione dei chicchi. Tutto ciò fa sì che il consumatore sia pienamente consapevole e informato dell’investimento che ha fatto.

I ricavi della cooperativa sono poi investiti in progetti come la costruzione di scuole e ospedali, tutte cose per garantire alla comunità una vita dignitosa. Del resto, come hanno ribadito Walter e Dulce più volte nel corso della presentazione, “il compenso del produttore deve essere sufficiente per potersi comprare quello che non può produrre da solo.”

Una raccolta di immagini ha accompagnato il racconto di Walter e Dulce:  per esempio, hanno mostrato le immagini dell’inaugurazione di una macchina per la selezione dei chicchi, che la comunità ha potuto acquistare dopo anni di risparmio.

Ecco quindi che la missione di Tatawelo va oltre la commercializzazione del caffè – essa ha come scopo il sostegno economico dei produttori di caffè nel Chiapas, i quali continuano a lottare per vivere dignitosamente nelle loro terre in piena e in reale autonomia economica e sociale. Contribuendo al progetto in quanto prefinanziatori, anche la rete dei consumatori finali ne diventano parte integrante e fondamentale.

Come Dulce e Walter hanno ripetuto più volte nel corso della serata: “La cooperativa viaggia e parla in nome dei contadini”. Loro sono stati i portavoce delle istanze delle comunità indigene, dei loro progetti, e hanno potuto educare e sensibilizzare il pubblico su tematiche così importanti ed attuali portando degli esempi reali e concreti.

Alla fine della serata è stato possibile acquistare direttamente dei pacchetti di caffè macinato. La Campagna di Prefinanziamento verrà chiusa l’8 marzo. Vedi informazioni dettagliate su questo link: https://www.tatawelo.it/i-caffe/il-prefinanziamento/campagna-prefinanziamento/ . É possibile acquistare le confezioni di caffè Tatawelo nelle botteghe del commercio equo e solidale e nei Gruppi di Acquisto Solidale distribuiti in Trentino, in Italia e nel mondo: https://www.tatawelo.it/dove-siamo/

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