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Sì, una montagna senza impianti sciistici è possibile

Una quarantina di attivisti si sono riuniti domenica 12 marzo nel comprensorio Panarotta 2002, sopra Pergine Valsugana, per chiedere una montagna senza nuovi impianti sciistici.

Una quarantina di attivisti si sono riuniti domenica 12 marzo nel comprensorio Panarotta 2002, sopra Pergine Valsugana, per chiedere una montagna senza nuovi impianti sciistici.

Di Silvia Kasperkovitz

Secondo diversi studi, l’inverno che sta volgendo al termine è stato il secondo anno più caldo della storia. In aggiunta, con la  crisi energetica, alcuni gestori di impianti sciistici hanno preferito rimanere chiusi, come l’impianto trentino di Panarotta, sopra Pergine Valsugana. Ciononostante, il turismo in montagna non si è fermato, anzi, le famiglie hanno continuato a raggiungere la montagna e al posto di sciare hanno optato per una ciaspolata, un’escursione, o semplicemente per mangiare nei rifugi. La stagione in Panarotta si è comunque conclusa con un bilancio positivo.

Alla luce di ciò, ci si può chiedere: è possibile avere un turismo diverso, meno dipendente dagli impianti sciistici? Secondo molte associazioni ambientaliste del territorio sì, è assolutamente possibile.

É in quest’ottica che domenica 12 marzo si è tenuta Outdoor manifesto, una iniziativa in contemporanea in 9 regioni e 12 diverse località di montagna per appunto promuovere questo nuovo tipo di turismo di montagna. In Trentino si sono riuniti esponenti di  Fridays for Future, Extinction Rebellion, Residenza Artistica Montana, Associazione GAS e del Comitato permanente per la difesa delle acque trentine.

“Non è il caso di puntare su nuovi impianti in una situazione di crisi climatica in cui la neve bisogna farla artificialmente”, racconta Francesca Cassarà, portavoce di Extinction Rebellion. Il tema dei fondi impiegati nella costruzione di nuovi impianti da sci è molto sentito in Trentino, dato che si parla di costruire nuovi impianti a Madonna di Campiglio per le Olimpiadi invernali del 2026. Impianti che, come ha dimostrato l’esperienza di Torino 2006, non vengono più utilizzati dopo l’evento sportivo.

Invece di costruire nuovi impianti bisognerebbe, come hanno ricordato gli attivisti, potenziare quelli esistenti e, soprattutto, smettere di ricorrere all’innevamento artificiale: è una pratica che comporta un esagerato (ed insostenibile) consumo di acqua, energia e suolo. Per innevare un ettaro di terreno serve mezza piscina olimpionica, e quest’acqua viene prelevata da bacini artificiali costruiti appositamente. Come riporta Legambiente, secondo alcune stime i consumi idrici per l’innevamento potrebbero aumentare dell’80% da qui alla fine di questo secolo.

Nell’era della crisi climatica non è più pensabile sprecare così tanta acqua (che, lo ricordiamo, non è assolutamente infinita) per una stagione sciistica che si accorcia sempre di più. Secondo le ultime stime, inoltre, l’Italia è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale: circa il 90% delle piste viene innevata artificialmente, e il Trentino è la regione italiana che ricorre maggiormente a questa pratica. In poche parole, la tipica vacanza sugli sci non è più sostenibile, né dal punto di vista economico né tantomeno dal punto di vista ambientale, come ha spiegato Stefano Musaico di Extinction Rebellion.

La carenza idrica si è fatta particolarmente sentire in Trentino sia la scorsa estate, sia quest’ inverno. Occorre quindi, come aggiunge Tommaso Bonazza, del Comitato permanente per la difesa delle acque trentino, “pensare ad un uso più razionale dell’acqua anche da questo punto di vista. Da un lato eliminando i bacini artificiali, dall’altro ripensare all’uso dell’idroelettrico”. Benché sia catalogato come fonte rinnovabile, la costruzione di dighe spezza la continuità fluviale, interrompendo la sedimentazione di terra e nutrienti, e causa problemi non indifferenti alla fauna locale.

Anche se non si sa ancora quale sarà il futuro di Panarotta, una possibile proposta potrebbe vederla trasformarsi nella prima montagna del Nord Italia senza seggiovie dedicata in inverno a scialpinismo e ciaspole e al trekking in estate. Bisognerebbe prendere esempio dalle altre valli, come è accaduto sul monte Dobratsch (Villacco, Austria), dove il comprensorio sciistico è stato smantellato e, al suo posto, è stato creato un parco naturale.

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