Trekking solidale con i ragazzi dell’istituto Marie Curie a Pergine
Nonostante il meteo instabile abbia precluso una camminata nel bosco alla ricerca di erbe spontanee, i ragazzi dell’istituto superiore Marie Curie di Pergine Valsugana hanno potuto vedere e conoscere due realtà locali dell’economia solidale.
Nonostante il meteo instabile abbia precluso una camminata nel bosco alla ricerca di erbe spontanee, i ragazzi dell’istituto superiore Marie Curie di Pergine Valsugana hanno potuto vedere e conoscere due realtà locali dell’economia solidale.
-di Silvia Kasperkovitz
L’istituto superiore Marie Curie di Pergine (che racchiude tre indirizzi) è all’avanguardia in Trentino per quanto riguarda la sensibilità ambientale. Da due anni il liceo scientifico dell’istituto ha subito una curvatura Ambientale: al classico programma del liceo scientifico scienze applicate è stata aggiunta una nuova materia, “Ambiente e Sostenibilità” distribuita su tutti i cinque anni di studio. Ogni anno questa materia viene declinata in vari ambiti: per esempio, come ha spiegato il prof. di Scienze Naturali Stefano Amato, si vanno ad approfondire gli effetti dei cambiamenti climatici a larga scala, la protezione della biodiversità, il tema delle energie rinnovabili (tema che la la futura classe quarta studierà il prossimo anno).
I professori dell’istituto si sono resi conto che la scuola italiana dava poco, se non zero spazio a questi temi così attuali ma anche molto complessi. Così si può formare una classe di giovani adulti propriamente istruiti su queste tematiche.
Anche il trekking solidale, lanciato lo scorso venerdì e promosso dall’Associazione Viração&Jangada e Ecosportello Fa’ la cosa giusta! Trento, si inserisce dentro questo progetto scolastico. La piccola uscita è stata guidata dalla project manager Laura Andreolli e dall’agroecologo Stefano Delugan, che ha condiviso con i ragazzi la sua immensa conoscenza delle piante e della biodiversità. Delugan ha sottolineato che “una pianta cresce da sola se è fatta per quel terreno” – per questo le piante autoctone sono più resistenti rispetto alle specie ibride, perché resistono meglio ai cambiamenti climatici e alle malattie. Sono attualmente in corso molti progetti locali per tornare all’agricoltura autoctona, anche per poterne preservare la memoria.
I ragazzi hanno visitato il ristorante “Innesti” e il laboratorio “CREA” della cooperativa sociale CS4. Il filo conduttore delle visite è stata la sostenibilità, intesa sia come ambientale (la tutela della biodiversità) che come economica e sociale (intesa nel riutilizzo e la lotta allo spreco).
Si inizia dal ristorante Innesti, una nuova apertura dove i proprietari Elisa Bertoldi e Daniele Tomasi propongono una cucina raffinata, che prende dalla tradizione trentina, con prodotti a chilometro zero e nel rispetto degli ingredienti. Ogni ingrediente è scelto con estrema cura, oppure proviene direttamente dal loro orto, e lavorato pochissimo per presentare al cliente un prodotto sano e fargli vivere un’esperienza incredibile. Molta attenzione è anche data al risparmio energetico e all’utilizzo di materiali naturali come il legno e la pietra negli arredi. Il rispetto delle risorse – racconta lo Chef Daniele – è un valore imprescindibile, per questo utilizziamo principalmente prodotti stagionali, del territorio e di qualità per le nostre preparazioni”.
Il loro piatto più rappresentativo è sicuramente il sushi di montagna, realizzato con materie prime di alta qualità, dalle sarde del lago al coregone, dalla trota lacustre ai sapori della carne come il cervo, il capriolo, il manzo ed il vitello, peccato non averlo potuto assaggiare.

Successivamente siamo entrati nel negozio CREA, gestito dalla Cooperativa sociale CS4. La Cooperativa nacque negli anni 90 per dare un futuro lavorativo ai ragazzi disabili alla fine dell’obbligo scolastico. Oggi gli ospiti della cooperativa sono coinvolti in molti progetti pratici, tra cui il progetto CREA (Centro Riuso Educazione Ambientale). Il negozio promuove il riciclo di materiali e attrezzature usate ma ancora in buono stato che possono essere rivendute ad un prezzo inferiore. Le stoffe e i tessuti in cotone che arrivano in buono stato sono inoltre utilizzati per realizzare a mano nuovi vestiti per i bambini: dietro alla loro creazione ci sono sempre le persone che frequentano i laboratori occupazionali della cooperativa col progetto di sartoria “Wear the bear”.
L’obiettivo del negozio è quindi quello di sostenere i processi di economia circolare che consentano di ridurre i rifiuti e restituire nuova vita ad oggetti ancora fruibili, promuovendo così una mentalità più sostenibile, basata sul comprare meno e sul ricorrere all’usato quando possibile. I gestori del negozio che abbiamo incontrato hanno affermato che col tempo si sono creati dei clienti “regolari”, di varie classi sociali, che col tempo hanno deciso di ricorrere sempre di più alla seconda mano. Questo è interpretato molto positivamente come un segno che la mentalità sta cambiando tra gli abitanti di Pergine.
Altri progetti che gestisce la cooperativa CS4 sono un orto comunitario scurelle, il progetto Fat a Man sul riutilizzo della carta riciclata, e la gestione di un ristorante nel paese di Grauno (Val di Cembra).
Purtroppo il tempo instabile non ha permesso ai ragazzi di fare una piccola camminata nel bosco, quindi è mancata la parte del trekking. Ma speriamo che questa esperienza pilota possa essere riproposta in futuro, perché ha rappresentato un’opportunità per i ragazzi di conoscere le aziende locali che cercano di essere ecosostenibili.
