Toscanatura BIO: innovazione e sostenibilità
Nella Maremma toscana, si trova Toscanatura Bio, un’azienda di oltre 70 anni che guarda al futuro. Specializzata nella coltivazione degli pseudocereali quali la quinoa, l’amaranto, il lino, il teff, tra qualche anno l’azienda farà il primo raccolto italiano di chia. Qui la nostra intervista con il produttore Dario Vannuzzi.
Nella Maremma toscana, si trova Toscanatura Bio, un’azienda di oltre 70 anni che guarda al futuro. Specializzata nella coltivazione degli pseudocereali quali la quinoa, l’amaranto, il lino, il teff, tra qualche anno l’azienda farà il primo raccolto italiano di chia.
-di Silvia Kasperkovitz
Tra le colline di Manciano e Capalbio, nella Maremma toscana, si trova Toscanatura Bio, un’azienda di oltre 70 anni e che guarda al futuro. Abbiamo parlato con Dario Vannuzzi, che ha ereditato l’azienda nel 2016, e che ci ha raccontato la sua storia e i loro prodotti.
Raccontaci un po’ com’è nata la tua azienda e quali sono i vostri prodotti.
L’azienda agricola nasce nel secondo dopoguerra, quando ai miei nonni paterni, a seguito della riforma agraria del 1950, venne assegnato questo pezzo di terreno. Negli anni ’70, i miei genitori ed i miei zii hanno rilevato l’azienda, ampliandola e specializzandosi nell’allevamento di ovini e bovini da latte, ovini ancora numerosi in fattoria. Negli anni ’80 l’azienda si ampliò ulteriormente con l’acquisto di un terreno nel comune di Manciano, dove oggi sorge la struttura ricettiva, e la sede aziendale.
Nel 2002 abbiamo anche inaugurato un agriturismo, “Il Fontanile”. La struttura è composta da 6 camere e offriamo un’abbondante colazione a base di salumi, formaggi, marmellate, miele, bruschetta e le famose crostate con le ricette segrete di nonna Erina. Tutti i prodotti sono fatti in casa, di produzione propria o acquistati rigorosamente a km zero presso aziende agricole locali.
L’azienda, oggi come sempre in passato, è gestita a livello familiare con la collaborazione dei genitori e degli zii, inesauribili fonti di esperienza e saggezza. Tutte le operazioni colturali vengono gestite e seguite direttamente da noi con la massima cura ed attenzione dalla semina fino alla raccolta.
Dopo una lunga esperienza all’estero sono tornato qui a Manciano e dal 2016 ho preso le redini dell’azienda. Oggi siamo un’azienda certificata biologica e specializzata nella coltivazione degli pseudocereali quali la quinoa, l’amaranto, il lino, il teff, e tra qualche anno avremo anche il primo raccolto italiano di chia. La loro caratteristica, in quanto pseudocereali, è che sono privi di glutine, e sono quindi idonei per le persone affette da celiachia.
Coltiviamo anche il farro e il girasole, con la differenza che quelli vengono venduti all’ingrosso.
Quali sono i principi su cui si basa la vostra azienda?
L’ecosostenibilità è il principio che racchiude tutto il nostro lavoro. Crediamo che il cibo debba essere prodotto nel pieno rispetto della natura. Per questo non usiamo tecniche invasive e riduciamo al minimo gli interventi meccanici. Per esempio, non ricorriamo ad alcun impianto di irrigazione, ma ci affidiamo all’acqua piovana. In questo modo non consumiamo l’acqua in quantità eccessive, dato che è una risorsa sempre più scarsa.
Recentemente abbiamo ridotto anche il packaging, sempre per ridurre gli sprechi dei materiali di imballaggio: usiamo solo sacchi di carta o di stoffa, oppure a volte inviamo il prodotto sfuso, cioè senza imballaggio.
Lavoriamo inoltre su una filiera corta e crediamo nel KM0. Questo permette al consumatore di acquistare prodotti locali che altrimenti dovrebbero viaggiare migliaia di chilometri per arrivare sui nostri mercati. Così possiamo ridurre l’impronta di carbone causata dal trasporto.
I nostri pseudocereali vengono poi venduti tramite i GAS (i Gruppi d’Acquisto Solidale). Essi sono, secondo noi, la migliore espressione della sostenibilità e della filiera corta, in quanto offrono al consumatore una vera garanzia di qualità e genuinità del prodotto, derivata da una conoscenza diretta e dal rapporto di fiducia con il produttore.

Una storia molto lunga: immagino che tu abbia visto come è cambiato il mondo dell’agricoltura dagli anni 50 ad oggi.
In 70 anni sono cambiate moltissime cose, a cominciare dai metodi di lavoro, con un aumento dell’ uso di macchinari e di pesticidi. Anche in Maremma il settore primario ha subito un’evoluzione: fino a 20 anni fa l’economia di queste zone ruotava tanto intorno all’allevamento, e l’agricoltura era funzionale ad esso, quindi si coltivavano soprattutto cereali e foraggi. Adesso gli allevamenti si stanno riducendo e molte più energie e risorse vengono date all’agricoltura.
Oltre a questo, c’è l’aumento delle temperature, che condiziona tantissimo l’agricoltura. Infatti, le colture che impiantiamo qui a Toscanatura Bio sono tutte colture che necessitano di poca acqua e che possano quindi più resistenti ai periodi di siccità che si fanno sempre più frequenti.
Infatti, nessuno degli pseudocereali che coltiviamo sono originari né della Toscana né tantomeno europei. La quinoa e l’amaranto provengono dall’America Latina mentre il teff è originario dell’Etiopia e dell’Eritrea. Per questo io le chiamo colture non-tradizionali. Nonostante siano “straniere”, abbiamo visto che crescono molto bene sui nostri terreni. Il teff, per esempio, cresce molto bene sugli altopiani etiopi e ha bisogno di poca acqua, perfetto per noi.
Scegliendo di coltivare gli pseudocereali pensate di potervi adattare alle sfide del cambiamento climatico?
I cambiamenti climatici hanno di fatto trasformato i prodotti della Maremma. Come ho già detto, abbiamo bisogno di colture che necessitano di poca acqua per crescere e che al tempo stesso mantengano il terreno ricco di vitamine. In questo, la ricerca accademica è fondamentale.
Quello che purtroppo non possiamo prevedere sono le intemperie climatiche, che rischiano di mettere a dura prova i nostri raccolti.
Parliamo un po’ dei progetti di ricerca che portate avanti.
Nel 2016 è nato Tuttoquinoa, il nostro progetto che ha proprio come obiettivo la diffusione della quinoa e di altri pseudocereali come coltura alternativa in Italia. La collaborazione con gli istituti di ricerca è fondamentale per sperimentare la loro coltivazione, mettere a punto le tecniche agronomiche e selezionare le migliori varietà. Con questo progetto la nostra azienda è diventata un campo di prova molto importante!.
Finora abbiamo sperimentato con circa 200 tipi di quinoa, studiando e annotando le loro caratteristiche e la loro resistenza – ciò ha portato alla prima varietà italiana di quinoa certificata. Ora stiamo sperimentando con delle varietà di amaranto provenienti dal Messico, quinoa da Dubai, e con del miglio indiano.
Inoltre lavoriamo per far rivivere il lupino dolce della Maremma, un prodotto autoctono che era stato abbandonato.
In fondo, in Italia si stanno diffondendo molto velocemente aziende che ritornano a metodi di agricoltura più sostenibili.
Esatto. Negli ultimi anni le iniziative volte a riportare alla luce le colture autoctone si sono diffuse sempre di più. Ma sai, queste varietà autoctone non sono adatte alla standardizzazione dell’industria, e quindi per questo sono state abbandonate.
Ti faccio un esempio: i grani antichi, che stanno venendo riscoperti negli ultimi anni, sono grani molto alti e per questo molto difficili da raccogliere con le mietitrebbiatrici, e hanno un basso contenuto di glutine, che li rende molto difficili da amalgamare per creare farine o impasti industriali.
Credi che questo tipo di agricoltura, molto più sostenibile e che per certi versi guarda al passato, possa prendere il posto della agricoltura più industriale
Non credo. È alquanto complesso, e per certi aspetti, impossibile, vedere un ritorno totale a questo tipo di coltivazione, per una serie di fattori. Dal punto di vista economico l’agricoltura biologica comporta costi molto più elevati di quella convenzionale (e anche il prezzo finale per il consumatore è più elevato), e anche dal punto di vista quantitativo produciamo circa la metà del raccolto industriale rispetto al convenzionale. Per questi motivi i prodotti biologici come i nostri raramente arrivano nei supermercati, e vengono acquistati o direttamente da noi oppure tramite i GAS.
Ma certamente la crescita delle aziende bio indica che c’è una consapevolezza maggiore tra i consumatori, che vogliono acquistare prodotti di qualità e che rispettino l’ambiente. Questo è di per sé molto positivo.
Info e contatti:
Toscanatura Bio di Dario Vannuzzi
Loc. Sgrillozzo, 218 – 58014 Manciano (GR)
P.IVA 01573520531
Telefono: +39 328 766 59 18
e-mail: info@toscanaturabio.it